La distinzione dell’Eucaristia dagli altri sacramenti per poter “aprire” in Essa “l’altro canale della misericordia” all’uomo. Per questo, nel Vangelo secondo san Matteo leggiamo: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28). Infatti, in una lettera di Sopoćko indirizzata alle religiose, leggiamo:

 «L’Eucarestia è un tesoro infinito di grazie da cui possiamo sempre attingere. La donazione del Signore Gesù nel Sacramento del popolo è l’espressione della suprema saggezza, forza e generosità di Dio. Quanto profondo dovrebbe essere il nostro onore per l’umiliazione del Signore Gesù nel Santissimo Sacramento, perché qui si è più umiliato»[1]. 

 Dal testo si desume esplicitamente che l’Eucaristia è un dono prezioso per il popolo. In Essa si trova la saggezza suprema di Dio umile e la forza da cui il popolo può attingere un vero ristoro. Ecco perché possiamo dire che l’Eucaristia richiede il massimo onore e la gratitudine verso il Dio[2]. Infatti, il Nostro continua a scrivere che: «nell’Eucarestia veniamo continuamente inondati dalla misericordia di Dio. Ciò ci obbliga a rispettarlo e ad amarlo, a fare la santa comunione di frequente ed in modo degno, a visitarlo nella Chiesa»[3].

 Nel brano citato si vede che il frequente ricevere l’Eucaristia diventa la fonte  e il culmine della vita spirituale di ogni cristiano. Gli altri sei sacramenti della Chiesa, accompagnati dalle opere di carità, sono inseparabilmente uniti alla sacra Eucarestia. Effettivamente, nell’Eucarestia sono racchiusi tutti i beni spirituali della Chiesa. Essa è il sacramento della carità e la garanzia dell’unità della Chiesa [4]. L’Eucarestia è il dono che Gesù - vera Pasqua ha fatto di se stesso, rivelando l’opera di misericordia del Padre. Per questo, Sopoćko prosegue ancora nella riflessione e scrive che:

 «l’Eucaristia, frutto del sacrificio di Cristo, è un’altra opera della Misericordia di Dio, attraverso la quale si manifesta l’arte somma della sapienza e della potenza di Dio e la bellezza della dottrina cristiana. Il Signore Gesù nell’Eucaristia ha dimostrato l’opera di misericordia del Padre, lo splendore della sua divinità sotto la specie del pane, e contemporaneamente la possibilità di acquisire il merito della fede. Per la misericordia nei nostri confronti ha mitigato la bellezza della sua gloria e ci ha dato l’esempio di vita nascosta e di umiltà per insegnarci l’amore fraterno. Infatti nel sacrificio della santa Messa adoriamo la grandezza di Dio, che Egli stesso ha unito nell’umiltà del pane e nella sua presenza reale.  Nella santa Messa si manifesta la grandezza di Dio e della sua misericordia, sia per i vivi che per   i morti, per i quali senza sosta alcuna egli si immola»[5].

 Possiamo dire che «in questo mirabile sacramento si manifesta anche l’amore più grande, quello che spinge a dare la vita per i propri amici. Cristo - l’Agnello immolato lascia il sacramento dell’amore supremo ai cristiani, istituendo l’Eucaristia»[6]. Egli non consiglia, ma addirittura comanda agli apostoli di celebrarla come memoriale della sua Pasqua. Costatiamo che nel memoriale diventa visibile lo stretto legame stabile reale tra la presenza sacramentale di Cristo e la sua Chiesa, fondata sulla promessa evangelica: «Ecco che io sono con voi fino alla fine del mondo» (Mt 28,20)[7]. Questo però, non vuole dire che nella Chiesa riscontriamo soltanto l’onnipresenza di Dio, ma il Corpo e il Sangue preziosissimo di Cristo, che furono la causa della redenzione del mondo. La presenza di Cristo nella Chiesa è vera, reale, autentica e costante, non come un segno sensibile, ma come un segno efficace della misericordia di Dio[8].

Potremo dire che il segno della misericordia è «la comunione della vita divina e l’unità del popolo di Dio, su cui si fonda la Chiesa come sacramento, sono adeguatamente espresse e mirabilmente prodotte dall’Eucarestia» (CCC 1325). La parte integrante dell’Eucarestia, invece, è la misteriosa conversione del pane e del vino, per le parole di Cristo e la potenza dello Spirito Santo, nel Corpo e nel Sangue del Signore, che Sopoćko considera come «un miracolo donato alla Chiesa dall’infinita misericordia di Dio»[9]. 

Esattamente, la potenza di Dio si manifesta proprio nel miracolo, che si rinnova ogni volta quando viene celebrata l’Eucaristia. Infatti, in Essa si ripete il miracolo della transustanziazione donato alla Chiesa. Sopoćko, per questo motivo, si lascia prendere dalla meraviglia e dalla straordinarietà del dono eucaristico e scrive:  «l’Eucaristia é la manifestazione dell’illimitata misericordia di Dio. La misericordia di Dio consiste nello sguardo del Creatore verso le creature, allo scopo di liberarle dalle loro miserie e cancellare le loro mancanze. Ebbene, nell’Eucaristia Cristo - Parola Eterna, per la quale tutto si è fatto, non solo è presente, ma si offre come dono perfetto alla gente, donandosi continuamente con la sua somma saggezza, potenza e generosità. Prendete e mangiatene, questa è la mia carne (Mt 26,26), dice il Salvatore. Come è straordinaria questa espressione»[10].  

 sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Lydek

  


[1] M. Sopoćko, Dar Miłosierdzia, p. 48.
[2] Notiamo che la gratitudine secondo Sopoćko consiste nel: «1 - Conservare la memoria dei benefici ricevuti è il minimo che il beneficato possa fare. Molti, infatti, non ricordano neppure i favori ricevuti, oppure li rievocano ogni tanto. I più numerosi pensano che i beni terreni e materiali siano una forma di benevolenza divina, perciò ignorano del tutto le grazie concesse da Dio. La massima ingratitudine sta nel non pensare ai benefici della Misericordia di Dio o addirittura disprezzarla e offenderla. Questo è il massimo grado dell’ingratitudine. 2 - L’amore è un’altra forma di gratitudine. Come il sole riscalda e accende il fuoco se riflesso nello specchio, così i divini benefici suscitano in noi il fuoco della carità. In considerazione dei benefici ricevuti, questi sono gli atteggiamenti da assumere da parte nostra: rappresentare a Lui la nostra fragilità e indegnità, riempire il nostro cuore di amore e affidarci totalmente alla Misericordia di Dio. 3 - Il servizio è la terza forma di gratitudine con cui possiamo ringraziare Dio misericordioso. Lui ha creato noi,il mondo e ci ha redento, riscattandoci dal peccato con la Passione e con il conseguente tesoro dei meriti di Cristo suo figlio, e infine con l’istituzione dell’Eucaristia. 4 - La lode e la benedizione sono la quarta azione che dobbiamo alla Misericordia di Dio, nello stesso modo in cui il Signore è lodato nella Sacra Scrittura per le opere della misericordia (Es 15,13; Esd 3,11; Sal 35). Benedire Dio non significa impetrare il bene che Dio già possiede, ma significa manifestare la gioia, attingendo alla fonte che Lui possiede in modo inesauribile. Poiché le grazie della Misericordia di Dio sono d’infinito valore, noi dobbiamo a Lui un’infinita lode, anche per quelle persone che non possono o non vogliono farlo»: M. Sopoćko, De misericordia Dei, pp. 21-22.
[3] M. Sopoćko, Gesù confido in Te, p. 4.
[4] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 290.
[5] Ibidem, p. 17.
[6] Benedictus xvi, Esortazione Apostolica Postsinodale - Sacramentum caritatis, [22 febbraio 2007], in AAS 99(2007) 111-112.
[7] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, p. 24.
[8] Cf. M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu, pp. 57-59.
[9] M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, p. 133.
[10] M. Sopoćko, Gesù confido in Te, p. 6.