Assolti perché il fatto non sussiste.

Dopo oltre 10 anni si conclude presso il tribunale di Salerno  il famoso Processo Chernobyl, lungo e tormentoso ma soprattutto "morente" procedimento che nonostante tutto non ha fatto luce sulla vicenda legata allo smaltimento di rifiuti, interrati qua e là per il Diano e non solo.

Un dibattimento che vedeva alla sbarra 38 persone.

L’indagine condotta nel 2007 dal Pm Donato Ceglie evidenziò un presunto traffico di rifiuti tossici e non che venivano sversati illecitamente nei terreni del Vallo di Diano e delle zone limitrofe.

Secondo  la relazione fatta dal Comando Carabinieri per la tutela dell’ambiente, Nucleo Operativo Ecologico di Caserta e, trasmessa  alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica: 

«L'operazione convenzionalmente denominata “Chernobyl” è stata condotta nell’ambito del procedimento penale n. 8976/07 R.G. notizie di reato mod. 21 della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere; pubblico ministero dott. Donato Ceglie. I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere finalizzata allo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, di disastro ambientale, falsi in genere ed altri reati satelliti.

Come già sostanzialmente verificato nelle inchieste “Madre Terra” e “Madre Terra II”, i rifiuti illecitamente smaltiti dall’associazione, anziché essere sottoposti effettivamente ed oggettivamente ad attività di recupero presso gli impianti di compostaggio, venivano di fatto illecitamente smaltiti “tal quali” sui fondi agricoli all’uopo individuati.

In alcuni casi, i rifiuti liquidi provenienti dalle navi approdate presso il porto di Napoli, con la complicità di un impianto di depurazione privato, ubicato nella provincia di Napoli, non venivano affatto conferiti presso detto impianto di destinazione per essere smaltiti illecitamente, direttamente dal trasportatore.

Venivano quindi emessi ed eseguiti, in data 04.07.2007: 38 Fermi di indiziati di delitto; 9 decreti di perquisizione locali e domiciliari; 3 decreti di sequestro di impianti di recupero rifiuti; 4 decreti di sequestro di impianti di depurazione pubblici; 1 decreto di sequestro di impianto di depurazione privato; 1 decreto di sequestro di deposito automezzi di ditta dedita al trasporto dei rifiuti; 37 decreti di sequestro di automezzi; 14 decreti di sequestro di fondi agricoli utilizzati come discariche abusive di rifiuti.»

Oggi la parola fine... aria fritta secondo il tribunale.