È Giovanna D’Arco la protagonista del nuovo romanzo di Katia Lari Faccenda, scrittrice, musicista e restauratrice. Insomma, un’artista a tutto tondo con una profonda inclinazione alla bellezza che si percepisce fin dalle prime parole di “Le tre domande dell’angelo”, la sua ultima fatica letteraria. 

L’autrice fiorentina ci trasporta, con uno stile originale e poetico, nel mondo dell’eroina che, in abiti maschili, si è posta alla guida di un gruppo di uomini; la giovane donna a cui hanno tolto la vita a causa della sua consapevolezza, uno scandalo agli occhi di tutti. 

Katia, lei nasce in un ambiente intriso di letteratura, con un nonno libraio e con storie che nascono nella sua mente molto presto. Si ricorda il suo primo incontro con questo mondo letterario?

Posso dire di essere cresciuta dentro una liquidità di immagini e pensieri. Nonostante ciò, il vero incontro con la narrativa e la poesia, è stato tardo. Da piccola mi venivano concessi solo romanzi di avventura o romantici e confesso che leggere mi annoiava. Poi un giorno sottrassi alla libreria di mio nonno un piccolo/grande libricino: era il Tonio Krüger di Thomas Mann. Restai sconvolta; in quelle parole accadeva il mondo. Perché nessuno mi aveva detto che la letteratura era questo, che esisteva tanta forza e bellezza e vita dentro alle pagine di un libro?

Da allora, ho iniziato a leggere con costanza e quasi con febbre, direi.

Cosa vuole insegnarci la storia di Giovanna D’Arco?

Secondo me la storia non insegna: non mentre avviene, in quanto è ancora il presente e nemmeno quando sopravvive grazie alle diverse interpretazioni che ne vengono date. La storia si intreccia col vissuto di ognuno e in quel vissuto la si apprende e custodisce o si passa oltre. Il passaggio Jeanne d’Arc lascia una traccia che, se disposti a seguirla, ci permette di trovare molte porte e chiavi.

Quale messaggio vuole trasmettere con questo libro?

Nello scrivere lascio sempre molto spazio al lettore. Amo la precisione ma anche gli accenni. Mi piace pensare che questo romanzo possa divenire ancora e ancora. Cosa vorrei trasmettere? La possibilità di sguardo. Tutto qui.