Dopo tre giorni di intense manovre militari, la Cina ha annunciato di aver terminato con successo le esercitazioni al largo di Taiwan, che hanno coinvolto decine di aerei da combattimento, navi da guerra e la portaerei Shandong. Le esercitazioni hanno simulato un accerchiamento e un blocco dell'isola, considerata da Pechino una provincia ribelle.
Le esercitazioni sono state viste come una dimostrazione di forza e un avvertimento alle forze secessioniste di Taiwan e ai loro alleati, in particolare gli Stati Uniti, che hanno recentemente rafforzato i loro legami con Taipei. La presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, ha incontrato lo speaker della Camera degli Stati Uniti, Kevin McCarthy, il 7 aprile, suscitando le proteste della Cina. Inoltre, gli Stati Uniti hanno inviato ieri un cacciatorpediniere al largo di Taiwan, in una missione di routine che però è stata interpretata come un segnale di sostegno all'isola.
La Cina considera Taiwan parte inalienabile del suo territorio e non esclude l'uso della forza per riunificarla. La tensione tra i due lati dello stretto è aumentata negli ultimi anni, soprattutto dopo la rielezione nel 2020 di Tsai, che ha promosso una politica di difesa dell'identità e della sovranità di Taiwan. La Cina ha intensificato le sue attività militari nello spazio aereo e marittimo intorno all'isola, con frequenti sorvoli e incursioni.
Taiwan ha risposto alle esercitazioni cinesi con il dispiegamento dei suoi caccia Mirage e F-16 e delle sue navi da guerra. L'isola ha anche chiesto alla comunità internazionale di condannare le provocazioni cinesi e di sostenere la sua democrazia e la sua sicurezza. Taiwan ha espresso la sua volontà di dialogare con la Cina sulla base del rispetto reciproco e della pace, ma ha anche ribadito la sua determinazione a difendere la sua sovranità e la sua dignità.
Le esercitazioni cinesi hanno suscitato preoccupazione anche in altri Paesi della regione, come il Giappone e le Filippine, che temono le ambizioni espansionistiche di Pechino nel Mar Cinese Meridionale. Alcuni analisti hanno avvertito che il rischio di un conflitto armato tra la Cina e Taiwan è in crescita e che potrebbe coinvolgere anche gli Stati Uniti e i loro alleati.
D'altra parte, alcuni leader politici hanno cercato di calmare gli animi e di promuovere una soluzione pacifica della questione. Il presidente francese Emmanuel Macron, che ha visitato la Cina dal 5 al 7 aprile, ha invitato l'Europa a mantenere una posizione di terzietà e a non adattarsi alle agende altrui. Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso il suo appoggio alle manovre cinesi, ma ha anche chiesto alle parti di evitare le provocazioni.
Le esercitazioni cinesi al largo di Taiwan sono state tra le più grandi e le più aggressive degli ultimi anni e hanno mostrato la determinazione della Cina a difendere i suoi interessi nazionali e a contrastare le ingerenze esterne. Tuttavia, non è chiaro se queste manovre abbiano avuto l'effetto desiderato o se abbiano invece rafforzato la solidarietà tra Taiwan e i suoi sostenitori. In ogni caso, è evidente che la situazione nello stretto di Taiwan rimane delicata e instabile e richiede prudenza e dialogo da parte di tutti gli attori coinvolti.
E a dimostrazione di ciò, il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin ha affermato, nel briefing quotidiano, che le esercitazioni congiunte per affilare la spada (questo il nome loro assegnato) dell'Esercito popolare di liberazione cinese sono un severo monito per le forze secessioniste di Taiwan e la loro collusione con forze esterne, nonché azioni necessarie per salvaguardare la sovranità nazionale e l'integrità territoriale, aggiungendo che l'indipendenza e la pace di Taiwan sono scenari che si escludono a vicenda.