Martedì 18 settembre verso le 6 del mattino, alcuni soldati israeliani entravano nel villaggio di Beit Rima, a nord-ovest di Ramallah, utilizzando un mezzo civile con targa palestinese. Si fermano di fronte la casa degli al-Rimawi, entrano e arrestano Mohammed, 24 anni, dopo averlo colpito più volte ed averne perquisita la camera. Lo portano via senza comunicare dove.

Qualche ora più tardi, un ufficiale israeliano telefona al fratello e gli ha chiede se Mohammed soffra di una qualche malattia. Il fratello risponde di no. Poco dopo, la famiglia riceve una telefonata dal collegamento palestinese che li informa della sua morte.

Secondo il vice direttore dell'unità legale del Comitato per i prigionieri e gli ex detenuti, Jamil Saadeh, i risultati dell'autopsia effettuata sul corpo di Mohammed al-Rimawi hanno rivelato lividi sul petto, sulla coscia destra e su altre parti del corpo.

Saadeh ha detto che i risultati dell'autopsia hanno dimostrato che la modalità dell'arresto compiuto dalle forze di occupazione israeliane ha prodotto danni ai suoi organi, causandone la morte.

In conseguenza di ciò sarà presentata una denuncia alle istituzioni locali e internazionali per i diritti umani anche contro questo crimine, che si andrà ad aggiungere a quello di un lungo elenco di altri detenuti palestinesi deceduti nelle carceri israeliane che verrà presentato contro Israele alla Corte Penale Internazionale dell'Aia.