Domenica sera, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha convocato il gabinetto di sicurezza affermando che non avrebbe rimosso i metal detector, installati nei giorni scorsi, che controllano gli accessi alla zona della Spianata delle moschee e tra queste alla mosche di Al-Aqsa, uno dei principali luoghi di culto dell'islam.

La Spianata delle moschee si trova a Gerusalemme est nella zona conquistata da Israele durante la guerra del 1967 ed è (o dovrebbe essere) un luogo custodito dalla monarchia giordana.

I metal detector sono stati installati dopo che circa dieci giorni fa due poliziotti israeliani sono stati uccisi all'ingresso di una delle porte che permettono l'accesso alla Spianata.

In questo fine settimana la decisione di Netanyahu è stata accompaganta dalle dichiarazioni di parlamentari e ministri di destra che appoggiano il suo governo. Tra queste, quella del ministro per lo svilupo regionale Tzachi Hanegbi che alla radio dell'esercito ha ribadito che i metal detector rimarranno al loro posto e che gli "assassini non ci imporranno come trovare gli assassini", aggiungendo che se i palestinesi [per tale motivo] non vorranno entrare nell'area della Spianata e nella moschea di Al-Aqsa, "non non li lasceremo entrare".

La decisione di Netanyhau e del suo governo è stata presa nonostante rappresentati delle forze di sicurezza israeliane, compreso anche lo Shin Bet, lo avessero sconsigliato in tal senso.

Dal punto di vista pratico, la nuova situazione che si è venuta a verificare a Gerusalemme est e in Cisgiordania avrà anche conseguenze relative allo stato di sicurezza dei territori, con il presidente palestinese Mahmoud Abbas che ha confermato l'interruzione di qualsiasi collaborazione con Israele in relazione al controllo dei territori, fintanto che verrà confermata la presenza dei metal detector.

Dopo il breve appello del Papa di domenica pronunciato all'Angelus, sull'attuale situazione in Medioriente è intervenuto - come riporta l'agenzia stampa della CEI, anche il Custode di Terra Santa padre Francesco Patton che, dopo aver ringraziato Bergoglio per le sue parole, ha detto di seguire "con trepidazione le gravi tensioni e le violenze di questi giorni", invitando le parti in causa "alla moderazione e al dialogo".

"Alla moderazione – spiega padre Patton – per evitare che la tensione e la violenza siano ulteriormente alimentate e al dialogo perché è lo strumento diplomatico, cioè pacifico, che aiuta a trovare punti di consenso e di compromesso che permettano alle parti in causa di uscire in modo onorevole da una situazione molto pericolosa”.

Una preoccupazione che non riguarda solo la chiesa cattolica, ma anche le altre Chiese di Gerusalemme (ortodosse e protestanti) che già il 19 luglio scorso avevano espresso "seria preoccupazione riguardo alla recente escalation di violenza intorno alla Spianata delle Moschee" condannando "con forza ogni atto di violenza", dicendosi tra l'altro "preoccupati per ogni cambiamento dello Status quo nella Spianata e nella città di Gerusalemme.

Ogni minaccia alla sua continuità e alla sua integrità potrebbe facilmente portare a conseguenze imprevedibili e serie assolutamente sgradite in questo clima presente di tensioni religiose". Dai capi cristiani anche l’apprezzamento per "il continuo controllo sulla Spianata delle moschee, dei luoghi santi di Gerusalemme e della Terra Santa da parte del Regno Hashemita di Giordania che garantisce a tutti i musulmani il libero accesso e la possibilità di pregare alla moschea di Al Aqsa secondo lo Status quo. Rinnoviamo il nostro appello affinché lo storico Status quo che governa questi siti sia totalmente rispettato per la pace e la riconciliazione di tutta la comunità e preghiamo per una giusta e durevole pace in tutta la regione e per tutti i suoi popoli".

Per quanto riguarda la diplomazia, questo lunedì si riunirà il Consiglio di Sicurezza dell'Onu per discutere di questa enneksima crisi in Medioriente.