Mentre il bilancio delle vittime del terremoto in Turchia e Siria continua a salire - l'ultimo dato indica quasi 22milla morti - le speranze di trovare altri superstiti si affievoliscono e si profila una seconda catastrofe umanitaria con moltissimi sopravvissuti esposti alle temperature gelide e privi di beni di prima necessità come riparo, cibo, acqua e servizi igienici, ha dichiarato Save the Children. 

Nella Siria Nordoccidentale milioni di bambini hanno urgente bisogno di cibo, riparo e vestiti pesanti. I bisogni sono enormi e crescono ogni giorno nelle aree coinvolte. Save the Children e i suoi partner hanno iniziato a rispondere fornendo razioni alimentari di emergenza, cibo agli operatori di ricerca e soccorso e tende per tenere i bambini al caldo e all'asciutto. 

“La situazione in tutta la Siria nordoccidentale è come nessun'altra crisi al mondo in questo momento. Dalla perdita di membri della famiglia a quella della casa, alla mancanza di cibo e acqua pulita, gli effetti a catena di questo disastro hanno colpito ogni singolo bambino" ha dichiarato Kathryn Achilles, Direttore Advocacy, Media and Comunicazione di Save the Children Siria. “I camion delle Nazioni Unite in arrivo nel Nord-Ovest forniranno un'assistenza vitale ai bambini e alle famiglie colpiti, ma rappresenta solo la punta dell'iceberg di quelli che sono i bisogni reali. Sono necessari ulteriori sforzi per garantire che tutti i bambini ricevano l'assistenza di cui hanno disperatamente bisogno”.

 Noor (nome di fantasia), 10 anni, è fuggito dai combattimenti ad Aleppo e viveva a Idlib quando il terremoto ha colpito la Turchia e la Siria lunedì. "Siamo usciti, il terreno tremava, c'era una crepa nel soffitto della cucina, ed eravamo così spaventati che abbiamo lasciato la casa", ha detto Noor, che ora vive in un rifugio temporaneo. "Siamo andati alla moschea e poi ci hanno trasferito qui. Abbiamo bisogno di vestiti e stufe. Sta diventando davvero freddo".

Save the Children sta lavorando a stretto contatto con i partner per assicurare alle famiglie colpite forniture di riscaldamento e rifugi temporanei, arredati con materassi, pavimenti isolanti, coperte, vestiti per bambini e cappelli di lana.

“A Idlib la situazione è tragica. Il bisogno è immenso e supera le attuali capacità delle organizzazioni umanitarie siriane locali nel nord della Siria”, ha affermato un operatore umanitario di un'organizzazione partner nel Nord-Ovest della Siria. “Ci auguriamo che le organizzazioni e la comunità internazionale continuino a fornire sostegni alle numerose famiglie che sono ancora in strada, sia a Idlib che nelle città circostanti, e che ci aiutino a superare questa crisi e ad aiutare coloro che sono ancora bloccati sotto le macerie, coloro che sono ancora vivi e hanno bisogno dell’assistenza medica”.

Nel Nord-Ovest della Siria, Save the Children sta lavorando a stretto contatto con le organizzazioni partner per valutare l'entità del danno e fornire un supporto vitale di cui i bambini hanno un disperato bisogno.

Durante gli ultimi 12 anni di guerra, il territorio siriano è diventato frammentato e molte zon sono state a lungo difficilmente raggiungibili dalle organizzazioni umanitarie internazionali.

Nei primi giorni dopo il terremoto, alcuni rifornimenti hanno raggiunto le zone controllate dal governo della Siria, principalmente da paesi amici come Russia, Iran ed Emirati Arabi Uniti. Però, le aree nord-occidentali della Siria controllate dai ribelli rimangono praticamente isolate. Questo perché gli aiuti umanitari internazionali in quelle aree possono arrivare solo attraverso un unico passaggio dalla Turchia o attraverso le zone controllate dal governo siriano, con i paesi occidentali che hanno quasi interrotto i legami con il presidente siriano Bashar al-Assad che sono riluttanti a inviare aiuti attraverso tale canale.

E sebbene questa settimana gli Stati Uniti abbiano annunciato un pacchetto di aiuti di emergenza di 85 milioni di dollari (70 milioni di sterline) sia alla Turchia che alla Siria, il governo siriano sta ancora resistendo alle pressioni per aprire le aree controllate dai ribelli alle squadre internazionali.

Per quanto riguarda il valico di frontiera con la Turchia, è stato chiuso per 72 ore dopo il terremoto. Anche adesso che ha riaperto, il flusso di aiuti è molto limitato: le strade che vi conducono sono state gravemente danneggiate e, in ogni caso, molti aeroporti nel sud della Turchia rimangono chiusi, rendendo difficile la consegna dei rifornimenti.

Il nord-ovest della Siria è già stata devastata da anni di guerra, con il governo siriano e l'alleato russo che ne hanno sistematicamente bombardato le infrastrutture, ospedali compresi.

È a questo che si riferiscono gli esperti quando affermano che il sisma ha provocato una crisi ulteriore a quella già esistente e molto grave.


Aggiornamento

In un servizio da Gaziantep, Lyse Doucet, storica corrispondente della BBC dal Medio Orente, ha reso noto che oggi i media statali siriano hanno riportato la notizia  che il gabinetto siriano avrebbe dato il via libera alla consegna di aiuti umanitari in tutte le regioni del Paese, sia quelle sotto il controllo di Damasco, sia quelle controllate dai ribelli.

Al momento, esiste un solo tragitto per raggiungere il nord-ovest della Siria,  il valico di Bab al-Hawa, che permette di raggiungere la provincia di Idlib.