Matteo Razzi o Antonio Renzi?
"L’immagine bellissima che apre l’enews rappresenta le Frecce Tricolori che festeggiano l’Aeronautica a Firenze ieri"...
Chi può aver mai scritto questa frase? Se si parla di "enews", la domanda è scontata, come la risposta. Ovviamente l'ha scritta Matteo Renzi, giovedì 29 marzo 2018.
Uno che ha la moglie professoressa e che passa il proprio tempo a dileggiare i suoi avversari politici perché, tra l'altro, incapaci di esprimersi in italiano, se scrive una frase coniugando al presente - invece che al passato prossimo - un verbo per descrivere un fatto che è accaduto ieri, non può non essere considerata una notizia.
È vero. Alcune volte il presente può essere usato al posto del passato, ma solo in certi casi. Ad esempio, nel cosiddetto presente storico: Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza nel 1807. Oppure anche per descrivere azioni che iniziano nel passato e continuano nel presente, come: vivo a Napoli da un anno.
Ma nell'uso che ne ha fatto Renzi, in italiano è un errore... non so se da matita rossa o blu... lo chieda alla moglie. Quel che conta è che anche la voce della verità, la perfezione fatta uomo, il profeta del 4.0 scrive delle castronerie, come tutti.
Castronerie sintattiche, che si aggiungono a quelle ormai ben conosciute relative ai contenuti, che consentono di paragonare Matteo Renzi ad un Antonio Razzi qualunque.
Inutile scomodare Arnaude Beltrame, Padre Massimiliano Kolbe o Salvo d’Acquisto o aggrapparsi alla memoria di Fabrizio Frizzi o a quella di Emiliano Mondonico per dare spessore - con la solita retorica da liceale - a due righe con cui si vuole augurare buona Pasqua, se poi si fanno errori simili.
È segno dei tempi, segno del grado di "bollitura" cui ormai è arrivato Matteo Renzi. Se continua di questo passo non gli rimarrà che iniziare a fare avanti e indietro tra Roma e Pyongyang per andare a dialogare con Kim il Sung, l'unico che lo possa comprendere e, soprattutto, capire. Non per nulla, Razzi docet.