Lunedì 4 novembre si è concluso il week end di spettacoli che ci ha portato in viaggio alla scoperta dell’affascinante cultura del lontano Oriente, iniziato venerdì 1 novembre a Roma, nella storica cornice del Teatro Argentina, e approdato a Firenze al TuscanyHall. Il grandioso show, “Arrivederci fra mille anni, rappresenta un viaggio alla scoperta della storia e cultura della Via della Seta”, una storia millenaria che ha fatto conoscere all’Occidente questa ammaliante cultura dell’Est.

Lo spettacolo, organizzato dall’ufficio stampa del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, dall’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia e dal Consolato Generale della Repubblica Popolare Cinese a Firenze, è approdato nel capoluogo toscano. Sul palco hanno ballato, cantato e suonato magistralmente i performer e i musicisti del Gansu performing art e Gansu performing Theatre.


Arrivederci fra mille anni è stato un tripudio di suoni e colori ed ha ammaliato il folto pubblico presente in sala, dai rappresentanti delle cariche istituzionali cinesi, agli esperti sinologi, fino agli studenti universitari di lingua e cultura cinese.

Il canto, la danza e la musica si sono fusi magistralmente agli straordinari effetti acustici e ai giochi di luce, creando un’atmosfera magica nella quale sono stati presentati alcuni dei personaggi chiave dell’amicizia tra Oriente ed Occidente, raccontandone le più importanti vicende storiche descritte nei territori dalle tradizioni millenarie. Il viaggio inizia con Zhang Qian, il pioniere cinese della Via della Seta che già nel II sec a.C., in missione nelle regioni occidentali, aprì di fatto le comunicazioni e il passaggio all’integrazione tra le civiltà d’Oriente e di Occidente.

La storia continua con un monaco buddista che 1300 anni fa, viaggiò per più di 100 paesi per diffondere il buddismo. Insegnava i sutra buddisti e annotava il suo viaggio, dando vita al meraviglioso libro di “Viaggio ad Ovest”, nel quale descrisse con minuzia le usanze dei popoli locali che aveva incontrato. Questo romanzo divulgò in gran parte del mondo la ricchezza di questa immensa cultura.

Nel XIII secolo, fu proprio Marco Polo, il famoso esploratore italiano, che giunse in queste terre attraversandole per lungo e per largo per ben 17 anni, lasciando ai posteri lo stupefacente libro conosciuto in tutto il mondo, “Il Milione”, aprendo così i rapporti diretti tra Cina e Occidente. Arriviamo nella prima metà del ‘400 con il grande navigatore Zheng He, il quale si narra che, conducendo la sua flotta in Occidente per una missione diplomatica, sia riuscito a giungere fino alle coste africane, passando per l’Indocina e l’India, dando così il via agli scambi marittimi economici e culturali tra la Cina, il sud est asiatico e l’Africa.

La Via della Seta è molto più di una rotta commerciale, è una luminosa strada che ha favorito fruttuosi scambi culturali ed artistici tra i due mondi.

“Arrivederci fra mille anni” è pensato proprio per essere un viaggio incantato e coinvolgente alla scoperta della cultura millenaria della Cina, in cui musica, danza, colori e suoni si fondono in una rappresentazione suggestiva ed incalzante.

Allo spettacolo dal vivo, è seguita la proiezione di una coppia di documentari che presentano due minoranze etniche della Cina dell’Ovest: il primo ‘Roof of the world’, ci racconta le usanze del Tibet, mentre l’altro, ‘La montagna del cielo’, presenta la regione autonoma dello Xinjiang.

Dopo la bellezza dei costumi, le acrobazie dei balli e gli sfarzi delle luci sul palcoscenico, siamo passati ad una immersione nelle tradizioni di queste due regioni, molto legate alla montagna e alla natura. I ritmi delle riprese si fanno più calmi, le immagini ci mostrano un pezzo di mondo che sembra dimenticato qui in Occidente, dove il misticismo buddista si sposa con le tradizioni popolari, come in Tibet.

C’è un grande senso di comunità in quello che abbiamo visto, i personaggi sono veri, il rapporto tra uomo e animali è stretto, come la comunità che balla insieme a ritmo di un grande mortaio che batte a terra per compattare il terreno. Lo Xinjiang invece, è un territorio autonomo nel Nord-ovest della Cina e una vasta regione di deserti e montagne.

Qui vivono numerose minoranze etniche, tra cui gli Uiguri. La Via della Seta, che un tempo fungeva da collegamento tra Cina e Medio Oriente, passava proprio per questa regione. Tracce di questo antico commercio si possono ritrovare nei tradizionali bazaar all'aperto e nelle città-oasi, come Hotan e Kashgar.

Dalle interviste fatte agli spettatori possiamo affermare che il risultato di questa iniziativa è stato molto positivo. La nuova Via della Seta ha già una trama fitta di relazioni sia commerciali che culturali, bisogna solo continuare a percorrerla, arricchendola di nuovi e affascinanti dettagli.

È la dimostrazione di una cultura, quella cinese che si sta sempre più avviando ad un’apertura verso tutto il Mondo, con una meraviglia di colori, di simpatia, di sintonia, e di tutte le espressioni della cultura. Che sia la musica, la danza, l’arte e l’ambiente che la Cina vuole rappresentare è davvero qualcosa di molto bello.

La Via della Seta è un ponte che guarda al futuro, è un senso di un orizzonte nuovo proiettato in avanti.

‘..Il paradiso e la terra non sono facili da trovare
Potrebbero aver avuto origine proprio qui
Viaggiare su molte strade tortuose.
Che la buona sorte sia sempre con te…’
(Canzone tibetana tradizionale)

 


Francesca Checchi
OLIVE MEDIA
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