L’idea di Sopoćko è che la risurrezione gloriosa di Cristo è un evento interrelazionale. Tutti gli uomini trovano nella risurrezione le risposte, le attese e i desideri più profondi che riguardano la possibilità di una vita senza fine. Il Risorto, oltre a dimostrare di essere  il vero Dio e il vero uomo, ha messo in evidenza il desiderio di una relazione stabile e perenne con l’uomo. Alla luce della gloriosa risurrezione, il Nostro cerca di comprendere tutti gli insegnamenti, i gesti, le parole, le promesse e le opere di Gesù, individuando il “legame inseparabile del Figlio con il Padre”, “l’autorità del Figlio di Dio di rimettere i peccati e di compiere i miracoli”. 

Nel “legame di Gesù con il Padre”, Sopoćko vede una duplice e reciproca “relazione dell’amore trinitario”. La prima relazione riguarda il movimento verticale: dal Padre verso il Figlio e dal Figlio verso il Padre. La seconda relazione, invece, riguarda il movimento orizzontale dell’amore misericordioso: dal Figlio Gesù verso tutti gli uomini. Per quanto riguarda la prima “relazione verticale”, il Nostro trova un riferimento rilevante nei diversi brani del Vangelo secondo Marco. Per esempio, Gesù dopo esser stato battezzato da Giovanni, mentre usciva dall’acqua sentì la voce: «tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,11). Parole simili si fecero sentire anche durante Trasfigurazione, quando una voce misteriosa affermò: «Questi è il Figlio mio prediletto» (Mc 9,7). Per il Nostro, questi due versetti diventano la conferma e la testimonianza della vera relazione intima d’amore fra il “Figlio prediletto” e il “caro Padre”. Infatti, Gesù chiama il Padre ben volentieri “Abbà” e nello stesso tempo obbedisce alla sua paterna volontà. Ecco perché Gesù mentre pregava nell’Orto degli Ulivi dice: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14, 36)[1].

Tanto è vero che proprio nel Getsemani si nota chiaramente “la relazione reciproca dell’amore” tra Gesù e il Padre[2]. Essa, però, sembra sciogliersi all’improvviso con il grido disperato del Figlio di Dio sul legno verde della vita: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?» (Mc 15,34). L’unica volta che non si sente la risposta da parte del Padre è proprio il momento del grido del Figlio. Si direbbe che in quel momento la “relazione verticale dell’amore” fra il «Figlio prediletto e il caro Padre viene spezzata con il silenzio profondo della morte»[3]. 

Rimanendo sempre nel tema del “legame di Gesù con il Padre”, il Nostro vede anche la relazione orizzontale dell’amore misericordioso “in uscita”, operata da Dio a favore di tutti gli uomini[4]. Infatti Gesù, riconoscendo tutti gli uomini come fratelli, fa dono di sé agli uomini, senza escludere o respingere nessuno. Tutti si devono sentire accolti da Gesù: i bambini, i peccatori, i pubblicani, i malati, anche i nemici. Si nota che quando i sinottici menzionano le azioni di Gesù, non ricorrono al termine “amore” (cf. Mc 10, 21). Potremo dire che essi si riferiscono piuttosto alle opere ispirate dalla carità, dal profondo desiderio di guarire gli ammalati e i peccatori (cf. Mc 2, 17), di liberare tutti gli uomini per una vita nuova e in futuro eterna, di servire gli altri (cf. Mc 10, 41). Lo si vede, ad esempio, nel Vangelo secondo Luca dove Gesù stesso dice: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22, 27). Dunque tutte le azioni e le opere compiute da Gesù furono pienamente ispirate dall’amore e dalla misericordia, sigillate con la morte sulla croce e la risurrezione gloriosa[5].

La risurrezione per Sopoćko diventa la più convincente conferma della divinità del Figlio[6]. Infatti, il Nostro dice che «il più grande miracolo di Dio della misericordia è la gloriosa risurrezione di Messia dai morti. Per questo Cristo è onnipotente e misericordioso, immortale e vittorioso»[7].

In realtà, «la risurrezione costituisce prima di tutto la conferma di tutto ciò che Cristo stesso aveva fatto, insegnato e iniziato» (CCC 651). La risurrezione gloriosa è come “il sigillo di Dio della misericordia” posto sulle parole e sulla vita terrena di Gesù. Costatiamo che Egli stesso ha saputo indicare ai discepoli e ai nemici “il segno definitivo della verità”. Infatti, la mattina del primo giorno dopo il sabato, l’angelo del sepolcro l’ha ricordato alle donne: «è risorto come aveva detto» (Mt 28,6). Queste parole e la promessa di Gesù si sono rivelate come “verità fondamentale” della fede cristiana. Indubbiamente, anche tutte le altre parole e promesse possiedono la verità e non passano mai, come Gesù stesso aveva proclamato: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,35). Infatti, la prova più autorevole, più forte, più decisiva della veracità delle parole che non passano mai, si trova nella risurrezione di Gesù dalla morte[8]. 

 sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Lydek



[1] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga, pp. 47-51.
[2] Ricordiamo che la reciprocità dell’amore è uno dei temi principali delle lettere di Sopoćko scritte dalla Foresta Nera. In esse egli ricordava che l’amore non può essere mai un atto unilaterale, ma sempre reciproco: cf. M. Sopoćko, Dar Miłosierdzia, pp. 35-42.
[3] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, pp. 201-202.
[4] Cf. M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu, p. 21.
[5] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp. 299-303.
[6] Cf. ibidem, vol. II, p. 260. 
[7] M. Sopoćko, Zaufałem Twojemu Miłosierdziu. Myśli na każdy dzień, p. 37.
[8] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, p. 253.