Nella conferenza stampa di ieri, tenuta a Varsavia alla conclusione del vertice Nato, tra le dichiarazioni rilasciate dal presidente del Consiglio Matteo Renzi hanno provocato notevole sorpresa quelle relative a legge elettorale e referendum costituzionale, argomenti che stanno caratterizzando, e non poco, il dibattito politico italiano.

Finora, parlando di tali questioni, Renzi  aveva rilasciato dichiarazioni molto decise che non lasciavano spazio ad alcuna minima concessione di modifica rispetto a quanto era stato finora deciso. Quindi, la legge elettorale non poteva esser cambiata, lo spacchettatmento del voto al referendum costituzionale era quasi un assurdo, il suo abbandono della politica nel caso della vittoria del No dovuto.

Ieri, un Renzi mellifluo e conciliante, si è improvvisamente ricordato che l'Italia era e continua ad essere una Repubblica parlamentare e che le decisioni sono prese dal Parlamento. Una considerazione che se pronunciata da una persona qualsiasi  andrebbe considerata come banalità, ma se pronunciata da Renzi va riportatata come notizia e pure di primo piano.


Il decisionismo del capo del Governo è stato finora quello che può  essere indicato come marchio di fabbrica del suo mandato con la Camera occupata a ratificare decreti legge ed il Senato insultato e dileggiato in più occasioni. Questioni come la modifica della legge elettorale e lo spacchettamento del voto sul referendum costituzionale erano stati trattati da Renzi, nella migliore delle ipotesi, come inutili discussioni da bar cui non prestare la minima attenzione.

La sconfitta alle amministrative ed i sondaggi negativi sul referendum costituzionale, nonostante l'incessante campagna mediatica a favore del Sì, hanno evidentemente costretto Renzi a cambiare completamente il suo modo di approcciare le faccende di politica interna. Continuando il muro contro muro con le opposizioni dentro e fuori al partito, ha dovuto convenire che non era più conveniente... soprattutto perché nel Paese lui non è più percepito come rottamatore, ma come rottamato.

Quindi, meglio venire a patti con le loro richieste e lasciare che sia il Parlamento a decidere, in modo da continuare a tirare a campare, in attesa di tempi migliori. Ed ecco quindi che per Renzi l'Italicum è la migliore legge elettorale possibile, ma se il Parlamento decidesse di cambiarla lui non si potrebbe opporre. Per lo spacchettamento del voto al referendum costituzionale vale la stessa cosa. E riguardo al suo abbandono della politica derubricato a dimissioni dal e del Governo con conseguenti elezioni anticipate, lo aveva già fatto riflettere Mattarella ricordandogli, in privato, che le Camere possono essere sciolte solo dal presidente della Repubblica e che, caduto un Governo, è sempre possibile formarne un altro. E adesso Renzi è costretto a trattare.