Probabilmente, a questo punto, bisogna anche considerare che il decreto dignità possa essere una buona cosa. In base a quale valutazione? Alla reazione di alcuni degli attori i cui interessi vengono colpiti.

I provvedimenti su lavoro e gioco d'azzardo hanno creato problemi a Confindustria e Egba, la European Gaming and Betting Association, l’associazione che rappresenta i principali operatori comunitari che operano nel mercato del gioco e delle scommesse.

In audizione alla Camera, il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, ha lanciato un allarme sul decreto dignità affermando che "contiene misure e adotta strumenti che renderanno più incerto e imprevedibile il quadro delle regole in cui operano le imprese, disincentivando gli investimenti e limitando la crescita."

Qual è il problema? "Il superamento di alcune innovazioni contenute nel Jobs Act, che hanno contribuito al miglioramento del mercato del lavoro, nonché all’introduzione di regole poco chiare e punitive in materia di delocalizzazioni.

Rimaniamo convinti che occorrerebbe evitare brusche retromarce sui processi di riforma avviati, assicurare stabilità e certezza al quadro regolatorio e non alimentare aspettative negative da parte degli operatori economici."

Per questo, Confindustria ne applica la correzione in sede di discussione parlamentare, affinché alcuni aspetti del decreto vengano modificati prima della sua definitiva approvazione in Aula.


Per quanto riguarda l'Egba, la strada che ha deciso di percorrere è quella "europea". L'associazione che tutela gli operatori comunitari del gioco d'azzardo, tramite il segretario Maarten Haijer, ha inviato una lettera alla Commissione Europea denunciando, nell'approvazione del decreto, una violazione delle norme europee.

Il provvedimento - contrariamente a quanto previsto dall’UE - non è stato notificato dal Governo per il periodo obbligatorio di valutazione di tre mesi, necessario per tutte le norme e i regolamenti tecnici degli Stati dell’Unione.

In base alla giurisprudenza consolidata della Corte di Giustizia UE, la mancata notifica dei progetti di legge ne impedisce l’entrata in vigore. Pertanto, l’Egba chiede che venga rispettata la corretta procedura di notifica e che venga rispettato lo "stand still" di tre mesi, necessario alla Commissione e agli altri Stati Membri per poter esaminare i progetti di legge e i regolamenti tecnici, esprimendo opinioni ed eventuali critiche.

Per tale motivo, la Commissione è stata invitata a contattare l’Italia per ribadire l’obbligo di notifica previsto dalle direttive comunitarie, senza il quale l’Italia starebbe violando l’ordinamento giuridico dell’Unione Europea.


Che cosa ne pensa di tutto ciò il governo? Con molta enfasi e con molto entusiasmo, tanto da anticiparne la trasformazione in legge che deve ancora essere votata dal Parlamento, questa, per il momento, è la risposta dell'artefice del decreto dignità, Luigi Di Maio...