Quando nel settembre del 1918, Sopoćko partì da Taboryszki alla volta di Varsavia, non sospettava minimamente che si sarebbe trovato in un nuovo ruolo, a lui sconosciuto,  di cappellano militare. Nei suoi piani, però, c’erano gli studi: s’iscrisse alla Facoltà della Teologia Morale dell’Università di Varsavia e ai corsi di Diritto Canonico e Filosofia.              

Da quel momento dovette dividere il tempo tra gli studi e il ministero nell’esercito.  Si dedicava inoltre all’attività sociale. Organizzò e vegliò come presidente sul funzionamento di Aiuto Fraterno Militare, la mensa militare e la scuola per bambini orfani, provenienti da famiglie di militari. Nell’estate del 1920 Sopoćko fu testimone dei fatti successi in prima linea e subito dopo, già in Varsavia, visse la difesa eroica della città e la vittoria riportata contro l’offensiva sovietica. Dopo anni, nelle sue Memorie commenterà questi eventi come una disposizione straordinaria della Divina Provvidenza e come segno della Misericordia divina per la Polonia, grazie alle preghiere dei fedeli, che nell’agosto di quell’anno affluirono a folle nelle chiese.

Nell’estate del 1920, il sacerdote fu aggredito mentre tornava da solo dall’ospedale in via Dzika. L’intervento dei soldati, che si trovavano nei pressi, lo salvò forse dal peggio. Uno degli aggressori arrestati era un capo dei comunisti noto alla polizia. Dopo questo episodio, a Sopoćko fu assegnata una piccola carrozza e un attendente per garantirgli la sicurezza, durante i suoi spostamenti tra l’ospedale e le divisioni affidate alla sua cura pastorale. Fu il maresciallo Józef Piłsudski[1] in persona a dare l’ordine, lui che aveva l’abitudine di andare a trovare i soldati, alcune volte all’anno[2]. Quindi, appena seppe di quest’aggressione, ordinò delle misure particolari per garantirgli la sicurezza. Pur svolgendo le mansioni di cappellano militare e studiando teologia morale, il sacerdote si iscrisse ancora, in autunno del 1922, all’Istituto Superiore di Pedagogia[3]. 

Qualche traccia della vita interiore di Sopoćko di quel periodo si trova nelle personali annotazioni del Diario. Il diciassette gennaio del 1922 scrisse: 

 «Un cuore lieto fa bene al corpo, uno spirito abbattuto inaridisce le ossa (Pro 17,22). Quanto vola  il tempo! Alla prima pagina c’è la data anno 1912 e oggi già 1922. Dieci anni - come un momento. Dieci anni dalla consacrazione al suddiaconato, e quale progresso nella perfezione? Quanto mi sono lasciato andare nello scrivere il diario! È un peccato. Ho vissuto tante emozioni, ho visitato tanti diversi luoghi»[4].

 Nel 1923 conseguì il dottorato in teologia e si occupò in modo più ampio di pedagogia. Nella primavera del 1924, fece ricerche tra gli allievi delle scuole elementari e delle scuole medie, con lo scopo di verificare l’influenza dell’alcool sullo sviluppo delle capacità dei giovani. I risultati di quelle ricerche furono, in seguito, la base per la tesi  di laurea intitolata: Alcolismo fra i giovani dell’età scolastica, che coronò i suoi studi nell’Istituto di Pedagogia[5]. Nel 1924 il sacerdote contribuì alla ristrutturazione totale della cappella di Marymont, dove si tenevano le funzioni religiose per l’esercito e per gli abitanti della zona. In una sola estate l’edificio, capace di contenere alcune centinaia di persone, fu trasformato in una piccola chiesa ad una navata e tre altari, con un frontone in stile barocco. Il 16 novembre la chiesa fu solennemente consacrata e dedicata alla Regina della Corona Polacca. Il vescovo militare Stanislaw Gall apprezzò l’impegno e il lavoro del cappellano, inviandogli un ringraziamento speciale. Anche la stampa di Varsavia si accorse dei suoi meriti, pubblicando notizie sulla sua persona e sul lavoro che svolgeva. Il vescovo di Vilnius Jerzy Matulewicz, conoscendo le doti, l’operato e soprattutto la preparazione teologica e pedagogica di Sopoćko, pensò di sfruttare le sue capacità, impegnandolo  a lavorare per la diocesi. All’inizio decise di affidargli l’organizzazione della pastorale della gioventù non scolastica nella diocesi. Sopoćko accettò la proposta del vescovo e decise di tornare in diocesi. Prima, però, rivolse la domanda alla Curia Militare per essere dimesso dalla funzione di cappellano, ma ricevette risposta negativa. Mons. Matulewicz, allora, si rivolse personalmente al vescovo militare e, nell’estate del 1924, ottenne la promessa che Sopoćko sarebbe stato trasferito come cappellano militare, nella diocesi di Vilnius. In questo modo il Nostro avrebbe potuto partecipare attivamente anche alla pastorale diocesana. Si recò, infatti, a Poznań per conoscere i principi di organizzazione e i metodi di lavoro con la gioventù non scolastica[6]. Sotto la direzione dei sacerdoti impegnati nel lavoro con la gioventù e dei dirigenti dell’Associazione della Gioventù Cattolica, venne introdotto nei principi della nuova attività che gli si prospettava davanti. In quest’occasione conobbe anche l’attività dei sacerdoti, che diffondevano l’astinenza dagli alcolici[7]. La decisione formale del vescovo Stanislaw Gall, sul trasferimento del sacerdote per il lavoro nella Regione di Vilnius, arrivò nell’autunno del 1924. Con tale decisione Sopoćko fu nominato direttore pastorale della regione, che abbracciava la guarnigione militare di Vilnius nonché le guarnigioni di Nowa Wilejka, Podbrodzie e Berezwecze[8].  

Il trasferimento del Nostro a Vilnius rappresentò il passaggio a un grado superiore, ma nello stesso tempo gli imponeva compiti e responsabilità più grandi, quali la Pastorale militare, il lavoro sociale e didattico nella regione di Vilnius. 

Prima di arrivare a Vilnius, si fermò per un giorno a Grondo, presso i francescani, dove incontrò padre Massimiliano Kolbe con il quale fece visita alla tipografia.  Sopoćko rimase colpito dalla sua personalità, dal profondo amore verso la Santa Vergine Maria,  e dalla grande fiducia nell’aiuto e nell’intercessione dell’Immacolata[9]. 

sac. don Gregorio - ks. dr Grzegorz Stanislaw Łydek

 

[1] «Józef Klemens Piłsudski, nacque a Żułów, in Polonia, il 5 dicembre 1867 - morì a Varsavia, il 12 maggio 1935. Egli fu un rivoluzionario, politico e militare polacco. Aiutò e appoggiò tante volte Sopoćko nelle sue iniziative pastorali. Leader delle forze armate polacche, capo dello Stato (1918-1922) e dittatore (1926-1935) della seconda Repubblica Polacca, fu una delle più importanti figure politiche polacche della sua epoca, ed è considerato il padre della riconquistata indipendenza polacca, 123 anni dopo la terza spartizione della Polonia»: G. Parker - A. Dorpalen, Atlas Historii Powszechnej - The Times Atlas of Word History, Świat Ksiażki, Warszawa 1999, p. 140 [traduzione nostra dall’originale polacco].
[2] H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki 1888-1975, pp. 119-120.
[3] Ibidem. 
[4] Dz., q. I, p. 14.
[5] H. Ciereszko, Il cammino di santità di Don Michele Sopoćko, p. 36.
[6] H. Ciereszko, Życie i działalność Księdza Michała Sopoćki (1888-1975), pp. 121-123.
[7] Vedi M. Sopoćko, Alkoholizm a młodzież szkolna [L’alcolismo e la gioventù], in “Przegląd Pedagogiczny” 1(1924), pp. 12-15: Abstynencja a trzeźwość [L’astinenza e l’essere svegli], in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 4(1930), pp. 130-134; Szkic kazania o pijaństwie [Omelia sull’alcolismo], in  “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 8(1934), p. 44; Na Tydzień Wstrzemięźliwości. Szkic kazania  o abstynencji [La settimana dell’astinenza], in “Nowa Biblioteka Kaznodziejska” 50(1936), pp. 46-49; Szkice kazania o abstynencji [Una bozza delle prediche sull’astinenza], in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 10(1936), pp. 33-34; Alkoholizm a moralność [L’alcoloismo e la moralità], in “Trzeźwość” 12(1937), p. 57; Spowiedź jako czynnik postępu w doskonałości [La confessione come elemento di perfezione], in “Głos Karmelu” 21(1952), pp. 140-143.
[8] Ibidem.
[9] Cf. M. Sopoćko, Wspomnienia, cap. III, p. 18.