Alle ore 19:59 di domenica 27 maggio è calato il sipario sulla tragicommedia, in quattro atti e molti quadri, al debutto sulla scena politica italiana nella notte del 4 marzo, dopo l’apertura delle urne elettorali.

1. Atto primo

Quadro primo
Gli elettori premiano i movimenti cosiddetti populisti (M5S e Lega) ed infliggono una sonante sconfitta ai partiti protagonisti degli ultimi venti anni di governo (FI e PD).

Quadro secondo
Il M5S è il primo partito e conta sui gruppi parlamentari più numerosi, ma la arruffata pseudo-coalizione di centrodestra (FI, Lega, FdI e NcI-UDC) si atteggia a vincitrice delle elezioni.

2. Atto secondo

Quadro primo
Il Capo dello Stato inizia i giri di consultazioni per cercare di dar vita ad un governo. I reiterati tentativi sono infruttuosi.

Quadro secondo
Luigi Di Maio, capo politico del M5S, tronfio e sprovveduto neofita prende l’iniziativa vaneggiando di saper tener testa ai navigati marpioni della politica. Propone il contratto di governo a Lega e PD e ricorre alla manfrina del doppio forno nel goffo tentativo di far ingelosire ora l’una ora l’altro.

Quadro terzo
Prima la Lega e Salvini, oscuro prigioniero e vassallo del signore di Arcore, poi il PD, ostaggio del ex-segretario Renzi, si prendono gioco del meschinello Di Maio prima di chiudergli la porta in faccia.

3. Atto terzo

Quadro primo
Il Capo dello Stato, senza vie di uscita dallo stallo, si affida ai presidenti di Camera e Senato per un nuovo giro di consultazioni. Atro buco nell’acqua.

Quadro secondo
Si incomincia a parlare di nuove elezioni che terrorizzano FI e PD, appena usciti randellati dalle urne. Salvini, invece, sarebbe favorevole perché, secondo i sondaggi, godrebbe di una crescita verticale dei consensi.

Quadro terzo
Abbandonata la manfrina del doppio forno, il M5S, penalizzato dai sondaggi, si impegna in un ostinato corteggiamento della Lega che ora sembra più disponibile ad un possibile flirt. Salvini, però, deve ottenere la agognata autorizzazione di Berlusconi.

Quadro quarto
Dopo un lungo tira e molla finalmente da Arcore a Salvini arriva la concessione di flirtare con Di Maio. Subito i tecnici di M5S e Lega si gettano a corpo morto nel preparare il contratto di governo. Di Maio e Salvini ottengono perfino che il presidente Mattarella affidi a Giuseppe Conte, l’incarico di formare il governo.

4. Atto quarto

Quadro primo
Si profila la concreta possibilità che nasca il governo M5S-Lega. Berlusconi va in fibrillazione non tollerando che FI sia esclusa da un esecutivo sostenuto da un suo vassallo.

Quadro secondo
Ad Arcore si lavora per bloccare la nascita del governo. Berlusconi, di nuovo candidabile, va ripetendo che con la Lega in forte crescita, bisogna ritornare al voto perché, anche se FI perdesse qualche punto, la coalizione vincerebbe e lui sarebbe di nuovo premier. Un ritornello cantato anche dalle sue vestali.

Quadro terzo
viene richiamato all’ordine Salvini e da Arcore parte l’ordine di creare l’incidente perché salti il governo M5S-Lega e la colpa ricada sul presidente Mattarella.

Quadro quarto
La lista dei ministri del governo M5S-Lega è pronta per essere sottoposta al Capo dello Stato, ma Salvini finge di impuntarsi sul nome del contestato antieuropeista Savona sapendo che, come previsto dall’articolo 92 della Costituzione, il presidente Mattarella eserciterebbe il diritto di veto. Una candidatura strumentale e artefatta per creare l’incidente voluto da Berlusconi. Salvini infatti rifiuta il candidato alternativo, il suo fedelissimo Giancarlo Giorgetti. Di Maio abbocca e si allinea.

Quadro quinto
Il premier incaricato sale al Quirinale per rinunciare al mandato pur avendo in mano la lista dei ministri approvata dal Capo dello Stato, ad esclusione del solo Savona. Ancora una volta è Berlusconi con i suoi diktat a condizionare la vita del nostro Paese mentre Salvini, sempre più vassallo se ne fotte degli italiani. Mentre il sipario cala a dare fuori di testa è solo il meschinello Di Maio che non vuole capacitarsi di essere stato messo in mezzo, ancora una volta, dai mestieranti della politica.