Un fine settimana ormai non può più essere considerato tale senza l'ennesima intervista a Gianni Cuperlo, in cui l'esponente della minoranza PD si indigna di ciò che fa il proprio segretario e, di conseguenza, il proprio partito a cui ostinatamente vuole continuare ad appartenere al di là di ogni logica, spiegandocene il motivo.

Cuperlo e queste sue interviste sono diventate ormai come una specie di striscia comica e fanno venire alla mente quella di Charlie Brown che ostinatamente cercava di calciare il pallone da football che ogni volta Lucy, immancabilmente, gli toglieva all'ultimo momento facendolo finire a gambe all'aria: sappiamo l'argomento di queste interviste e quale sarà la loro conclusione, ma le leggiamo ugualmente perché sono divertenti!

Questa volta Cuperlo si è fatto intervistare da Repubblica. Ecco che cosa ha detto.

Dalla minoranza dem è cominciato l’esodo fuori dal Pd: la sorprende?
Mi addolora. E mi impressiona la gravità della risposta. Quelle parole "chi non è d’accordo scenda dal treno" stonano con un principio di responsabilità. Ad andarsene assieme agli elettori è una cultura storica che il Pd aveva fondato e non farsene carico è una colpa.
Vedo che la replica sono denigrazioni consegnate a un libro e mi chiedo dove siano finiti ragione e stile.

E lei quanto tempo rimarrà ancora nel partito di Renzi?
Non sono io a dover dire quanto rimarrò. È Renzi a dover spiegare perché con parole e gesti spinge militanti e iscritti fuori dal suo partito senza che altri attorno a lui levino una voce. Io ho votato sì a un referendum avventuroso per tentare di tenere unito quel partito e ho espresso sempre le mie critiche con la massima lealtà. Rimango perché non rinuncio a battermi nella forza più grande. Lo faccio anche per mantenere un ponte tra noi e il resto della sinistra e non affidare l’idea di un governo progressista alle teche Rai.

Ma a quali condizioni?
In un partito stai se hai l’agibilità per viverlo. Se puoi esprimerti, far valere le tue proposte nei luoghi misti. Se alla guida non c’è chi usa le primarie come la clava dei Flinstones. Chi se ne sta andando, spesso in silenzio, non lo fa per una poltrona. Solo accennarlo è meschino. Molti se ne vanno perché sentono offesa la loro dignità, la piccola o grande biografia che si portano addosso. Non capire questo vuol dire chiudere l’ombrello sotto il temporale.

Come giudica la strategia del segretario del suo partito, anche lei pensa sia di isolamento e porti alla sconfitta elettorale? Soprattutto quelle di Renzi sono politiche di destra?
Sto ai fatti. Dopo le europee segnate da una speranza vera noi abbiamo perso quasi sempre e quasi tutto. La realtà è che il Pd da solo non è in grado di vincere. A urne chiuse per governare dovremo comunque stringere un’alleanza. Io non sono disposto ad alcun patto tacito o esplicito col centrodestra. Ma se passiamo i prossimi mesi a sfasciare ciò che resta del centrosinistra vuol dire che qualcuno non esclude quello scenario. E mettiamo a rischio regioni come Lazio e Lombardia dove si vince solo con alleanze civiche e aperte. Verrebbe da dire ma ti piace perdere facile?

Pisapia può fare a meno di candidarsi?
E’ una scelta che merita rispetto anche se spero ci ripensi. Lui tenta di ricucire una tela che in molti hanno strappato. Penso che sarà più forte quanto più saprà allargare il campo ma non dipende solo da lui, la generosità è chiesta a tutti, dentro e fuori il Pd.

La legge elettorale sarà la discriminante?
Per molti versi sì anche se la volontà politica è sempre decisiva. Ma quella legge sarà discriminante per il paese perché senza un premio di governabilità o un correttivo maggioritario l’incubo è consegnare l’Italia alla paralisi o all’avventurismo. Chi lo nega pensando di lucrare qualche consenso non ha compreso dove siamo.

Lei si è fatto promotore di una riunione per gettare le basi per una nuova legge elettorale: ha trovato sponde e di chi?
Sì con le forze del centrosinistra e con studiosi del Si e del No al referendum. Siamo entrati nel merito anche per una ragione che riguarda il mondo di fuori. Bene la ripresa del Pil ma la crisi ha stravolto il ceto medio e la povertà racconta di cifre che tolgono ogni alibi. Una buona legge elettorale serve a dare un governo al paese e a incardinare riforme dalle quali dipende il destino di tutti.

A voi risulta che abbia detto qualcosa di diverso rispetto a quanto già non avesse detto in precedenza negli ultimi anni? No... però, è divertente, specialmente questo suo voler difendere un'unicità di pensiero che all'interno del suo partito è vista come veniva visto un appestato nel medioevo. Coraggio, Gianni... continua così. Avanti!