"Si è appena concluso il tavolo Ilva con sindacati e azienda. La multinazionale, invece di fare passi avanti ha fatto molti passi indietro dichiarando una quantità di esuberi inaccettabile. Un nuovo piano è possibile se si progetta una nuova idea di produzione siderurgica, se si garantisce il massimo livello occupazionale, se si introducono nuove tecnologie di produzione. Altrimenti ricordo che il piano da cui partire è quello firmato dalla stessa azienda circa un anno fa, non vent'anni fa. Lo Stato c'è, non molliamo ed entro lunedì presenteremo la proposta del Governo".

Così il ministro dello Sviluppo Patuanelli ha commentato mercoledì il "piano" di ArcelorMittal che, nonostante le premesse, non sembra aver intenzione di recedere dall'idea di ridimensionare produzione e manodopera degli impianti ex Ilva.

Nel nuovo piano presentato dall'azienda franco indiana gli attuali occupati, 10.789, nel 2023 dovranno diventare 6.300, con una riduzione del numero dei dipendenti di quasi 5mila unità.

La risposta dei sindacati? Sciopero dei lavoratori ex Ilva e manifestazione nazionale a Roma per il 10 dicembre.

All'incontro che si è svolto al Mise erano rappresentati governo, ArcelorMittal e sindacati con i confederali che al termine hanno rilasciato questa nota:

"I 6300 esuberi ipotizzati da ArcelorMittal non possono neanche essere presi in considerazione. Per Fim Fiom Uilm l'accordo del 6 settembre 2018 è ancora valido e vincolante. Per queste ragioni le segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm proclamano per martedì 10 dicembre 24 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti di ArcelorMittal e nell'indotto, con manifestazione a Roma che confluirà nell'iniziativa di Cgil, Cisl e Uil già programmata a piazza Santi Apostoli".

Per i sindacati, quello presentato ieri da ArcelorMittal è sostanzialmente una specie di nuova strategia per portare ad una progressiva chiusura degli impianti, ribadendo che l'accordo firmato lo scorso anno dall'azienda prevedeva una produzione di acciaio di 8 milioni di tonnellate/anno... minimo. Pertanto, qualsiasi nuovo accordo serio e credibile non può non partire da quella condizione.

Il ministro Patuanelli ha poi dichiarato che "entro il 20 dicembre serve capire se siamo in grado andare avanti con la trattativa oppure no. Se la posizione è quella di oggi ed è una posizione rigida non credo che ci saranno le condizioni per continuare a trattare".