Matteo Renzi, ieri, ha rilasciato un'intervista in esclusiva al quotidiano La Stampa, pubblicata a firma di Carlo Bertini con il titolo Renzi: “Il Pd ha rimesso l’Italia in carreggiata, Europa e ceto medio le nuove sfide”.

Niente di particolarmente eclatante e particolarmente nuovo, anzi, vi è molto di particolarmente già visto e sentito anche in passato e che, a quanto pare, sarà riproposto anche per questa campagna elettorale.

L'intervista è, nei fatti, quello che in gergo verrebbe definito un publiredazionale, cioè un articolo a pagamento in cui un'azienda promuove un proprio prodotto. Il prodotto promosso da Matteo Renzi è il Partito Democratico, anche se più correttamente si dovrebbe dire Matteo Renzi, visto che il Partito Democratico è diventato solo una scatola vuota per promuovere l'immagine del segretario.

Ed in tutto questo non c'è nulla di male se a corredo dell'intervista, come richiesto in casi simili, fosse ben indicata la scritta publiredazionale. Purtroppo, però, tale scritta non c'è. Dato che l'intervista è composta da una serie di domande in cui l'intervistato, Matteo Renzi, fa una serie di dichiarazioni auto promozionali senza che il giornalista - neanche una volta - senta il bisogno di un chiarimento o di una puntualizzazione è evidente che, voluta o meno, l'intervista finisce per essere una pura e semplice azione di propaganda, che però viene fatta passare come un articolo d'informazione. È questo il problema.

Che La Stampa voglia essere un giornale schierato a favore del Pd renziano è nel suo pieno diritto e non c'è nulla di sbagliato in questo. Però, quando si fanno certe scelte, queste devono essere comunicate ai propri lettori con una dichiarazione pubblica. Lo ha fatto in passato Il Corriere della Sera quando ne era direttore Paolo Mieli.

Già nelle scorse settimane La Stampa si è distinta per uno pseudo scoop relativo ad un articolo in cui si riportavano delle affermazioni dell'ex vicepresidente Usa Biden che, senza uno straccio di prova, dichiarava che la Russia aveva fatto perdere a Renzi il referendum del 4 dicembre e che Lega e 5 Stelle sono al soldo di Putin.

La campagna elettorale non è ancora iniziata, almeno ufficialmente. Ma se queste sono le premesse, è chiaro che l'informazione non è così che adempie al proprio ruolo e, soprattutto, non è questo il modo in cui l'informazione agisce in un paese che si definisce democratico.