In una nota pubblicata il 4 maggio, l'Unicef rende noto un altro dei tanti problemi relativi alla migrazione, quello della riunificazione familiare, che crea ansia, incertezza e stato di disagio in persone che già vivono in una situazione drammatica.

Secondo l’Unicef sono circa 75.000, tra rifugiati e migranti - e tra questi quasi 24.600 bambini - attualmente bloccati in Grecia, Bulgaria, Ungheria e nei Balcani Occidentali che nonostante abbiano diritto a riunirsi alle famiglie nei paesi di destinazione in Europa Occidentale, come Germania o Svezia, la maggior parte non sa se o quando sarà consentito loro di proseguire il viaggio.

La situazione è particolarmente grave per le madri sole e i bambini bloccati in Grecia o nei Balcani in attesa di riunificazione con membri delle loro famiglie in altri paesi dell’Unione Europea. In molti casi, gli uomini adulti sono i primi membri delle famiglie a intraprendere il viaggio verso l’Europa, mentre il resto della famiglia li segue successivamente.

Ma la chiusura dei confini nel 2016 a cui si è aggiunto l’accordo Ue-Turchia, ha fatto sì che altri membri delle famiglie siano trattenuti nei paesi di transito, dove devono presentare richiesta per la riunificazione familiare con i loro cari, innescando un processo che generalmente richiede dai 10 mesi ai 2 anni di tempo.

La maggior parte delle richieste di riunificazione familiare provengono dai bambini e da altri membri separati dalle famiglie bloccati in Grecia, ma a causa del carico di lavoro e del coinvolgimento di almeno due Stati Membri dell’Unione Europea, il processo può essere lento e articolato.

Nel 2016, circa 5.000 richieste di riunificazione familiare, di cui 700 da parte di bambini separati e non accompagnati, sono state presentate dalla Grecia, ma solo 1.107 richiedenti hanno raggiunto il loro paese di destinazione entro la fine dell’anno. Nel frattempo il numero di rifugiati e migranti bloccati in Grecia, Ungheria e Balcani Occidentali continua ad aumentare, con un incremento nell’ultimo anno di circa il 60%, da 47.000 di marzo 2016 a 80.000 alla fine di aprile.

Secondo Afshan Khan, Direttore Regionale e Coordinatore speciale per la Crisi Rifugiati e Migranti in Europa dell’UNICEF, «tenere le famiglie insieme è il modo migliore per assicurare che i bambini siano protetti e rappresenta anche il motivo per cui il processo di riunificazione familiare per i bambini rifugiati e migranti sia così importante.

Dato che il numero di tutte le persone bloccate continua a crescere, gli Stati Membri devono considerare prioritario alleggerire i nodi procedurali in modo da consentire che le famiglie possano riunirsi prima possibile.»