“Il nome Moto Guzzi rimane scritto nella storia della motocicletta soprattutto per i suoi innumerevoli risultati sportivi (ben 3.332 vittorie in competizioni ufficiali)“. Carlo Guzzi diceva “quello che non c’è non costa, non pesa e non si rompe” insomma usava solo l’indispensabile per far marciare benone le moto escludendo tutto ciò che era inutile.
Al contrario, chi governa l’Italia mette in atto tutto ciò che costa, pesa, si rompe (e rompe) e, soprattutto, risulta inutile per far marciare il paese, anzi lo fa inceppare:
il gravame fiscale è fra i più alti d’Europa e in Italia si stima vi siano 160.000 leggi, di cui 71.000 promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. In Francia, invece, sono 7.000, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.000», spiega il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo.
Facendo un rapido calcolo e senza considerare le eventuali indennità di funzione, i componenti del Senato guadagnano ogni mese 14.634,89 euro contro i 13.971,35 euro percepiti dai deputati. (fonte Money.it)
Un pesante fardello di oneri e adempimenti burocratici obbliga i cittadini e le imprese a sostenere ingenti costi per gestire i rapporti con la Pa, stimati fino a 150 miliardi. Tutto ciò ha effetti negativi sul sistema produttivo e sul welfare.
Nel complesso, il pesante fardello di oneri e adempimenti e la vasta gamma di patologie amministrative obbliga cittadini e imprese a sostenere ingentissimi costi per gestire i rapporti con la Pa e comporta una serie di conseguenze negative: lunghe e complesse procedure per l’avvio di attività imprenditoriali, debiti non pagati nei confronti delle imprese, sprechi di risorse che depotenziano gli investimenti pubblici e disincentivano quelli dei privati, rilevanti perdite di gettito tributario, deficit di competitività del sistema paese, lievitazione del costo di servizi e infrastrutture pubbliche.
La quantificazione del costo dell’inefficienza burocratica a carico di cittadini e imprese deve, altresì, comprendere il conto della corruzione, stimato da una recente ricerca dell’Istituto Rand in circa 237 miliardi. Non si tratta, evidentemente, di un importo quantificato sulla base di parametri oggettivi e verificabili attraverso calcoli precisi e affidabili, ma della monetarizzazione di fattori eterogenei e di incerta consistenza, quali la perdita di gettito tributario, il deficit di competitività, la lievitazione del costo di servizi e infrastrutture pubbliche, gli oneri di transazione per cittadini e imprese. ( fonte la voce info)
Evidentemente esiste la perversa volontà dei capintesta di non semplificare le cose. Pigrizia, avidità o calcolo? Forse, peggio, incompetenza.