Da molto tempo non vivo nella nebbia, da molto tempo non penso nemmeno che gente deve convivere con la nebbia, nella non lontana pianura padana.
Non era così tanti anni fa, a Vicenza: 39 m s.l.m., pianura veneta, nebbia, caligo assicurato. Nella giusta stagione era normale vi fossero giornate nebbiose, anche molto nebbiose.
Guardavo attraverso i vetri della finestra e non vedevo altro che profili d’ombre e qualche zona di debole luce attorno ai lampioni, di notte.
Uscivo di casa ed era come entrare nella bambagia. Le persone sbucate dall’invisibile si vedevano solo quand’erano vicine. Il traffico – mai intenso com’è oggi – si diradava ancor di più. Le strade erano silenziose quasi come quando cadeva la neve e non passava “el trajon“. Ricordo la luce gialla all’incrocio, dicevano che con quella si vedeva meglio: non so. Ancora più lontano nel tempo poteva passare qualche carro, col conducente intabarrato insciarpato incappellato e il cavallo fumante, dal muso e dal corpo.