Il neo senatore a vita Liliana Segre è stata intervistata da Radio 24. L'argomento "razza" non poteva mancare ed è stato il primo argomento trattato nell'intervista, iniziando dal provvedimento annunciato dal sindaco di Roma Virginia Raggi di voler cambiare il nome alle vie intitolate a chi contribuì, in epoca fascista, al Manifesto della razza.

«Va bene, diciamo che nella mia vita ho visto anche altre volte cambiare i nomi delle strade. Perché il corso del Littorio, a Milano, è diventato corso Matteotti. Può darsi che se la Lega porta avanti il discorso della razza bianca, magari corso Matteotti potrà prendere un altro nome».

Ma chi potrebbe esser maggioranza nel Paese parli di razza è un fatto che non può non richiamare alla memoria tempi bui: «Sentire parlare di nuovo di razza, che ci sarebbe sempre questa razza superiore che decide per gli altri, mi ha fatto ricordare tempi in cui ero considerata di razza inferiore, e come tale ero diventata un pezzo nell'organismo della persecuzione ebraica, insieme a zingari, omosessuali, donne considerate di razze inferiori. Sono stata una di queste.

Quindi sentir parlare di razza dopo tutti questi anni rattrista. Rattrista che siano degli italiani che cercano di vincere le elezioni che parlino di razza. Spero sia un grosso lapsus". Così Liliana Segre a Radio 24 commenta le recenti affermazioni sulle questioni razziali.»

Ed è un fatto che la mancanza di cultura contribuisca a generare una sorta di cattiva informazione: «Vivo in mezzo ai giovani e agli insegnanti, categoria che mi interessa moltissimo, stimo e apprezzo, ma che qualche volta giudico da 5 e mezzo. Mi fa paura la grande ignoranza e il fatto che da anni i personaggi celebri siano solo cantanti e calciatori.

A volte seguo qualche trasmissione televisiva in cui vengono fatte domande sulla storia anche molto recente e sui nomi di pittori e poeti che hanno fatto grande l’Italia e alla domanda di come si chiamava Manzoni, sento anche adulti che prima di dire Alessandro fanno vari tentativi, mentre sicuramente i nomi di cantanti e calciatori li sanno tutti a memoria. Questo mi fa paura perché su queste menti può attaccare il virus di chi grida più forte degli altri dal balcone.»

E per capire quale potrà essere il suo contributo come senatrice a vita, Liliana Segre ha risposto così: «Me lo sono chiesta anch'io, poi ho pensato al mio carico di esperienze da testimone della Shoa.

Ho ripensato alle varie fasi della mia vita e ho pensato che tutte le esperienze che ho fatto forse potranno portare una consapevolezza in più anche nell'ambito del Senato. Per esempio sono stata una bambina espulsa da scuola, una clandestina con i documenti falsi, una richiedente asilo poi respinta dalla Svizzera, sono stata carcerata a Varese, Como e a San Vittore.

Poi ho conosciuto la deportazione e sono stata operaia-schiava e ho conosciuto il mondo della fabbrica dove ho lavorato obbligata per un anno e più. Poi ho conosciuto di nuovo la libertà e tutto quello che implica e dà come dono a chi è libero, ma anche la consapevolezza di aver provato cosa vuol dire non essere libero. E quindi a mio modo ho sempre combattuto per la libertà.

Poi sono stata moglie, madre, nonna, imprenditrice di una piccola ditta e quindi ho conosciuto come si vive nel mondo del lavoro. E poi sono una testimone che incontra la gioventù che è la speranza del nostro futuro. Avendo avuto tutte queste esperienze diverse, spero come senatrice di poterle mettere al servizio dell'Italia.»