Il 15 agosto, un attentato suicida da parte dell'estremismo islamico contro un gruppo di adolescenti che a Kabul seguiva un corso per accedere agli studi universitari ha causato la morte di almeno 34 persone.

E questo è stato solo l'ultimo di una serie di attacchi che non può non essere definito una specifica strategia per evitare che i giovani possano istruirsi. Infatti, sono più di 1.000 le scuole che in tutto l'Afghanistan restano chiuse per ragioni di sicurezza e almeno 86 sono quelle che sono state distrutte da attacchi di estremisti islamici solo quest'anno, in base a dati diffusi dalle Nazioni Unite.

In proposito, il direttore generale dell'UNICEF Henrietta H.Fore ha dichiarato che «l'UNICEF è seriamente preoccupato per la crescente violenza in Afghanistan, registrata specialmente nella scorsa settimana, dove i bambini continuano ad essere i più duramente colpiti.

L'attacco diretto oggi ad una classe di lingua inglese a Kabul, che ha ucciso o ferito gravemente decine di ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni, è deplorevole.

Questa violenza deve cessare. L'UNICEF continua a chiedere a tutte le parti in conflitto di aderire ai principi umanitari, di rispettarli e di garantire la sicurezza e la protezione di tutti i bambini. I bambini non sono e non devono mai essere oggetto di violenza.»

Ma la strategia dello Stato Islamico, a cui sarebbero da attribuire questi attacchi, prevede invece di estendere la sua influenza in altre parti dell'Afghanistan, oltre a Nangarhar dove concentra le proprie forze, colpendo obiettivi facilmente attaccabili come scuole e moschee.

Inoltre, a far aumentare allarme e preoccupazione per l'intensificarsi di questi attacchi, è l'avvicinarsi dell'appuntamento delle elezioni parlamentari del 20 ottobre, dove 1.000 scuole saranno destinate ad essere utilizzate come seggi.