La recente ondata di attacchi israeliani contro l'Iran ha riportato al centro del dibattito internazionale la minaccia nucleare di Teheran e la complessa rete di valutazioni, alleanze e interessi divergenti che la circondano. Mentre Netanyahu ha giustificato le operazioni militari come una risposta urgente a un imminente punto di non ritorno del programma nucleare iraniano, l'intelligence statunitense ha fornito un quadro molto più sfumato – e in alcuni casi, apertamente contraddittorio rispetto alla narrativa israeliana.
Secondo fonti statunitensi vicine alle valutazioni dell'intelligence, l'Iran non sta attivamente cercando di costruire un'arma nucleare. Se decidesse di farlo oggi, impiegherebbe almeno tre anni per produrla e per dotarsi di un sistema di lancio efficace. Tuttavia, un funzionario di alto grado ha anche riconosciuto che l'Iran possiede ormai quasi tutto ciò che serve per costruire una bomba. Israele, dal canto suo, sostiene di aver condiviso prove chiare e allarmanti con Washington: Teheran starebbe lavorando in segreto per arricchire l'uranio per uso militare, a ritmo sostenuto.
La discrepanza tra le due letture non è nuova. Da anni, Stati Uniti e Israele divergono nella lettura dei dati d'intelligence, pur condividendo buona parte delle stesse fonti. Va inoltre aggiunto che Benjamin Netanyahu è addirittura dal 1992 che va sostenendo che l'Iran è sul punto di dotarsi della bomba atomica.
Inoltre, l'efficacia dei recenti attacchi israeliani agli impianti nucleari è oggetto di discussione. L'impianto di Natanz è stato colpito duramente, ma Fordow – un sito sotterraneo altamente fortificato, sepolto sotto una montagna – è rimasto intatto. E finché Fordow continuerà a funzionare, ogni sforzo israeliano rischia di risultare parziale o addirittura controproducente. Esperti militari sottolineano che solo con l'intervento diretto degli Stati Uniti – grazie ai bombardieri B-2 e alle bombe adatte a penetrare in profondità i bunker fortificati, bombe che possono essere trasportate solo da quel tipo di aerei – sarebbe possibile neutralizzare Fordow.
L'amministrazione Trump si trova in una posizione scomoda. Da un lato, la volontà dichiarata di evitare un'escalation militare diretta in Medio Oriente, dall'altro, la consapevolezza che l'unico modo per smantellare davvero l'infrastruttura nucleare iraniana sarebbe un'azione congiunta con Israele.
Trump ha finora mantenuto una posizione ambigua: "Non siamo coinvolti. È possibile che lo siamo. Ma al momento non lo siamo", ha dichiarato. Ma dietro le quinte, il Comando Centrale USA si sta preparando al peggio. Il generale Michael Kurilla ha richiesto più risorse in Medio Oriente, anche se con un focus difensivo e non offensivo.
Il paradosso è inquietante: gli attacchi israeliani, pur pensati per prevenire la militarizzazione del programma nucleare iraniano, potrebbero spingere Teheran proprio in quella direzione.
L'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica ha dichiarato che l'Iran ha accumulato materiale sufficiente per costruire fino a nove testate nucleari, se decidesse di farlo. La vera sfida non è l'uranio, ma la capacità di montarlo su un vettore, in modo da poterlo utilizzare come arma.
In questo scenario, la diplomazia sembra appesa a un filo. Trump ha auspicato l'inizio di negoziati prima che "sia troppo tardi", ma l'Iran ha fatto sapere tramite Oman e Qatar che non parlerà finché sarà sotto attacco. Israele non ha intenzione di fermarsi, ma se non non distruggerà Fordow, l'aggressione da parte dello Stato ebraico sarà servita solo a convincere l'Iran della necessità di dotarsi di un arsenale nucleare.
Lo Stato canaglia di Israele ha dichiarato guerra all'Iran per impedire che quel regime si potesse dotare dell'arma atomica. In realtà, il risultato concreto è esattamente l'opposto. Gli Stati Uniti cercano di non farsi coinvolgere, ma le contorte - più del solito - dichiarazioni di Trump fanno ritenere l'esatto contrario. In queste ore ha dichiarato che gli Stati Uniti adesso hanno il totale controllo dei cieli sopra l'Iran... come se fossero stati loro a coordinare ed effettuare gli attacchi su Teheran e altre località di quella nazionae.
Naturalmente, la soluzione a questa crisi non potrà arrivare dalle bombe, ma Israele e gli Stati Uniti vogliono davvero arrivare ad una soluzione?
La fonti cui fa riferimento l'articolo sono state verificate dalla CNN. Questo è stato il commento di Nicola Fratoianni (AVS) alla notizia:
"Le indiscrezioni della CNN sulla presunta bomba nucleare in Iran sono clamorose.Ricordate le armi chimiche di Saddam Hussein?Una menzogna costruita ad arte e recitata in diretta mondiale per giustificare l'invasione dell'Iraq da parte degli USA.Ecco, poco fa la CNN ha fatto sapere da fonti interne che secondo l'intelligence degli USA l'Iran non avrebbe alcuna arma atomica. Anzi, ci vorrebbero anni prima che sia in grado di produrla.Se così fosse significherebbe che Israele ha mentito per poter bombardare l'Iran e giustificarsi agli occhi dell'opinione pubblica. E con il pieno supporto degli Usa.A questo punto chiedo a Tajani e Meloni: sono informati di quel che scrive CNN?Hanno intenzione di approfondire o preferiscono far finta di nulla e agevolare l’ennesima guerra fondata su finte informazioni?"