L’Ucraina ha appena lanciato, su pressione e richiesta dei partner occidentali, un nuovo sistema di tracciamento delle armi ricevute e di raccolta e analisi di tutti i dati relativi al conflitto.

Tale programma (“SOTA”) si spera sia di aiuto nel contrastare il fenomeno del traffico illegale delle armi occidentali, che diversi organismi e soggetti internazionali hanno denunciato come altamente probabile in Ucraina. Il capo dell’Interpol, Jürgen Stock, prevede che le armi rimaste finiscano nel baratro dell’economia sommersa non appena il conflitto avrà termine; per questo motivo esorta i governi degli Stati fornitori a monitorare la situazione e a cooperare con Kiev.

La criminalità si sta interessando anche ai fertilizzanti e ai carburanti, ma sono le armi leggere quelle maggiormente concupite, in quanto adatte ai suoi scopi e perché possono essere facilmente trasportate.

Proprio per quest’ultimo motivo, come ha denunciato l’Europol (l’agenzia di coordinamento delle polizie dei Paesi UE), i profughi in fuga dall’Ucraina potrebbe già averle usate come mezzo di scambio per avere denaro oppure un passaggio fino alla frontiera di un Paese europeo e oltre. Jana Černochová, ministro della Difesa della Repubblica Ceca, ha detto che evitare il contrabbando di armi è un’impresa complicata, che con l’ex Jugoslavia non è andata a buon fine.

E l’Ucraina è carica di armi occidentali da parecchio tempo: l’Europol vi effettua indagini dal 2017 e ha già realizzato confische e sequestri di materiale militare smerciato illegalmente, in particolare al confine con la Moldavia, dove oggi la UE ha creato il cosiddetto “EU Support Hub for Internal Security and Border Management”, per dare cooperazione e competenze al contrasto del traffico di armi e di altri fenomeni criminali che mettono a rischio la sicurezza interna dell’Unione.