Compito istituzionale dell'Ufficio del Massimario e del Ruolo è l'analisi sistematica della giurisprudenza di legittimità, condotta allo scopo di creare le condizioni di un'utile e diffusa informazione (interna ed esterna alla Corte di cassazione), necessaria per assicurare l'uniforme interpretazione della legge su tutto il territorio nazionale.

In parole povere serve a garantire che la legge venga applicata nello stesso modo in tutti i tribunali italiani, evitando interpretazioni divergenti da parte dei giudici di merito (Tribunali e Corti d'Appello).

L'Ufficio del Massimario della Cassazione ha messo nero su bianco ciò che molti giuristi già avevano anticipato: il tanto sbandierato decreto sicurezza del governo Meloni presenta gravi criticità, sia sul piano formale che sostanziale. In una relazione di 129 pagine, l'Ufficio del Massimario smonta il provvedimento punto per punto, evidenziando ben 33 passaggi critici.

Pur non essendo un parere vincolante, il giudizio della Cassazione è comunque di per sé un macigno: il decreto rischia di violare principi costituzionali in ambito penale. Tra le principali contestazioni figurano:

  • la mancanza dei requisiti di urgenza richiesti per il ricorso al decreto-legge;
  • la presenza di norme eterogenee, che rendono il provvedimento un minestrone legislativo;
  • l'introduzione di sanzioni sproporzionate, in contrasto con i principi di ragionevolezza e proporzionalità.

Secondo la relazione, il decreto sicurezza è una copia quasi identica del disegno di legge già approvato alla Camera il 18 settembre 2024 e in attesa di esame al Senato. Nessun evento nuovo, dunque, giustifica la scorciatoia del decreto-legge. La Cassazione è netta: "Per unanime giudizio dei giuristi finora espressisi", non esistono "casi straordinari di necessità e urgenza" che legittimino la trasformazione del ddl in decreto.

L'accusa non è solo tecnica, ma profondamente politica: l'iter accelerato ha compresso il dibattito democratico, impedendo modifiche sostanziali e riducendo il ruolo del Parlamento a quello di semplice passacarte. In gioco non c'è solo la forma, ma la sostanza di uno Stato di diritto: si legifera su materie come libertà personali e diritto penale, ambiti in cui la Costituzione richiede la massima cautela e confronto.

La relazione della Cassazione è un duro colpo per l'esecutivo. Non solo apre un'autostrada alla legittimità costituzionale del decreto sicurezza, ma denuncia una deriva autoritaria nelle modalità di produzione legislativa. Se il governo Meloni sperava di rafforzare il proprio regime con norme repressive, ora dovrà fare i conti con un pronunciamento che, pur non essendo vincolante, dà ai giudici di merito il via libera per farne valutare la legittimità alla Consulta.

Così ha commentato la notizia il verde Angelo Bonelli

"Il Massimario della Corte di Cassazione con la relazione 33/2025, depositata 2 giorni, fa boccia il decreto sicurezza e ne mette in discussione la legittimità costituzionale. È l'ennesima conferma di come questa destra stia trasformando la legge penale in uno strumento di propaganda, colpendo la marginalità, la povertà e persino la libertà di dissenso.Con questo decreto, Meloni criminalizza la crisi sociale: porta in carcere operai che scioperano, come accaduto a Bologna, e studenti che protestano pacificamente, come i ragazzi di Venezia che hanno contestato i super ricchi. Rischiano fino a due anni di reclusione per aver espresso un'opinione. È una deriva pericolosa, che colpisce i più fragili e i movimenti sociali. Questo non è un decreto per la sicurezza - conclude Bonelli - ma uno strumento repressivo per criminalizzare la crisi sociale è un provvedimento pericoloso, sbagliato e ideologico. Lo denunciammo sin dal primo giorno e ora arriva la bocciatura dal Massimario della Cassazione che è un ufficio deputato a verificare la legittimità della giurisprudenza".