Il Kenya è uno dei paesi che meglio di altri rappresenta le contraddizioni dell'Africa. Punto di riferimento per l'economia orientale di quel continente - il Kenya ha avuto una crescita del Pil che oscilla intorno al 5% negli ultimi otto anni - il paese ha una pessima redistribuzione della ricchezza con il 2% della popolazione che vive molto bene, mentre il 50% si trova sotto la soglia di povertà.

Per questo motivo, la grave siccità che sta colpendo il Paese sta mettendo a serio rischio la vita di oltre 70.000 bambini già malnutriti, secondo quanto denunciato dìin un proprio cmunicato da Save The Children.

Il dato, sicuramente allarmantè, è frutto di una indagine condotta dai Dipartimenti della Sanità delle contee del Kenya, da Save Children e Unicef insieme ad altre Ong impegnate nell'area.

L’indagine indica che nella sola contea di Turkana i tassi di malnutrizione acuta sono quasi quadruplicati in un solo anno, passando dal 2,3% nel 2016 all’8,3% nell’anno in corso. Nel Sud Turkana, il 12% dei bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione acuta.

Livelli di malnutrizione acuta molto elevati si registrano anche a East Pokot (5,8%), Mandera (5,2%), Sambura (3,8%) e West Pokot (3,2%), contee nelle quali si assiste a un gravissimo deterioramento della nutrizione e della sicurezza alimentare.

Comme ha dichiarato Francis Woods, Direttore di Save the Children in Kenya, «la siccità sta mettendo a rischio la vita di decine di migliaia di bambini e quella delle loro famiglie. I più a rischio sono i bambini sotto i cinque anni e le madri in gravidanza o in fase di allattamento.

Nelle zone più colpite dalla siccità, le famiglie hanno perso il bestiame, da cui dipendono per il loro sostentamento, per il cibo, per il latte. Molte di loro riescono a sopravvivere con fatica, con appena un pasto al giorno quando riescono a reperirlo. Molte donne, inoltre, non possono più allattare i loro bambini perché sono troppo malnutrite per produrre il latte sufficiente.»

Malnutrizione che riguarda anche circa 40.000 donne incinte e in fase di allattamento, con un incremento del 20% rispetto allo scorso anno.

Questo è quanto ha dichiarato in proposito Patrick Mweki, Direttore di Action Against Hunger in Kenya e Somalia: «La situazione generale della malnutrizione in Kenya continua a essere molto preoccupante, e in alcune contee i livelli di malnutrizione fanno registrare peggioramenti. In più, ci apprestiamo a entrare nella stagione in cui le piogge saranno meno frequenti e questo potrebbe portare a un ulteriore deterioramento della situazione. Le recenti elezioni dovrebbero rappresentare un’opportunità per invertire la rotta di questa tragedia che sta colpendo molte parti del Paese. Pertanto chiediamo con forza al nuovo governo nazionale e ai governi locali di agire subito per prevenire la morte di tanti bambini.»

Una recente indagine sul costo dell’alimentazione nella contea di Turkana, condotta da Save the Children e Unicef, dimostra che anche le famiglie benestanti non possono più permettersi tre pasti al giorno a causa dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari dovuto alla minore disponibilità di cibo.

«La comunità internazionale deve mettere a disposizione maggiori fondi per supportare il governo del Kenya e le agenzie umanitarie che operano sul campo con l’obiettivo di impedire che questa situazione già molto critica possa ulteriormente aggravarsi e mettere a rischio la vita di tanti bambini e delle loro madri», ha affermato François Batalingaya, Direttore di World Vision in Kenya.

Attualmente in Kenya più di 420.500 bambini sotto i cinque anni e oltre 39.000 donne in gravidanza e in fase di allattamento hanno urgente bisogno di trattamenti per la malnutrizione acuta. In totale, sono 3,4 milioni le persone che necessitano di aiuti immediati, un numero in forte crescita negli ultimi mesi (erano 2,7 milioni lo scorso gennaio).

Come dimostra quel che sta accadendo nella vicina Somalia, il rischio è che gli alti tassi di malnutrizione si combinino con i focolai di malattie causati dalla mancanza di acqua pulita, e molti bambini possano perdere la vita sia per la fame che per le complicanze correlate, come ad esempio la diarrea.