In un'intervista al Financial Times, il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha spiegato perché, per le prossime 4 stagioni, la sua squadra si sia impegnata a pagare ben 340 milioni di euro per un solo giocatore.

Il motivo è semplice: sfruttare il traino mediatico di Cristiano Ronaldo per far aumentare i ricavi del club con sponsorizzazioni e merchandising... senza dimenticare anche i contributi che dovrebbero poi arrivare con le vittorie sul campo.

Non è un novità, Real Madrid prima con lo stesso Ronaldo e di recente il Paris Saint Germain, con gli gli acquisti di Neymar e Mbappè, hanno fatto altrettanto.

La base di calciatori della Juventus non era certo di seconda fascia ed i tifosi non avevano certo bisogno di esser motivati per dimostrare il proprio entusiasmo nei confronti della squadra. Però, con l'arrivo di Ronaldo è aumentato il numero di magliette vendute (e non costano poco!), il prezzo degli abbonamenti è salito del 30% e sono andati tutti esauriti e la società ha iniziato a trattare con gli sponsor per aumentare il valore dei contratti già in essere.

E non bisogna neppure dimenticare che la borsa ha dato il proprio assenso all'operazione, con il valore del titolo Juventus addirittura raddoppiato.

Tutto bene, dunque? Finora certamente. Ma il problema è che la Juventus dovrà anche vincere, perché se è Ronaldo che dovrà catalizzare le entrate del club, non potrà certo continuare a farlo se Ronaldo non contribuirà anche a far conquistare alla squadra qualcosa di importante.

E questo è il punto debole di tutta l'operazione perché, a dispetto della programmazione, il calcio è un gioco che si basa su una palla che è rotonda e che può andare da qualsiasi parte. Dunque, l'imprevisto è sempre dietro l'angolo e quando tutto è basato su una sola persona che ha 33 anni ed è oggettivamente a fine carriera, non si può non pensare che Agnelli e i suoi dirigenti non abbiano tentato la carta del "o la va o la spacca".