Nel 2017, quando l'allora vice presidente Mike Pence si rivolse agli altri rappresentanti dei Paesi intervenuti alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, subito dopo l'insediamento di Trump, lo fece con un messaggio amichevole:
"Oggi, a nome del presidente Trump, vi porto questa rassicurazione: gli Stati Uniti d'America sostengono fermamente la NATO e saranno incrollabili nel loro impegno verso questa alleanza transatlantica. ... Così come voi mantenete la fiducia negli Stati Uniti sotto la presidenza Trump, noi manterremo sempre la fiducia nei vostri confronti".
Di tutt'altro tenore, invece, l'intervento alla Conferenza 2025 del vicepresidente J.D. Vance che, ad una platea a dir poco sbigottita, ha lanciato un monito provocatorio sullo stato della democrazia e della libertà di espressione in Europa, definendolo un "ritiro dai valori fondativi" condivisi con gli Stati Uniti.
Un discorso, pertanto, che ha sollevato più di un interrogativo sul futuro delle relazioni transatlantiche e sulle priorità della seconda amministrazione Trump.
Vance ha apertamente criticato l'Europa per quella che definisce una crisi interna, più pericolosa di qualsiasi avversario esterno: "La minaccia che mi preoccupa di più non è la Russia, la Cina o altri attori esterni, ma il ritiro dell'Europa dai suoi valori fondamentali. Valori che dovrebbero essere condivisi con gli Stati Uniti".
Quali sarebbero questi valori? Ad esempio l'annullamento delle elezioni in Romania, decisione "festeggiata" da Thierry Breton (non nominato esplicitamente). Vance ha poi detto che "la stessa cosa potrebbe accadere in Germania", aggiungendo che simili decisioni"sono scioccanti per le orecchie americane".
Il vicepresidente ha denunciato le "restrizioni alla libertà di parola" nel Vecchio Continente, paragonando la situazione attuale alla Guerra Fredda, quando l'Occidente si oppose a "forze tiranniche". Secondo Vance, progetti come la regolamentazione dei contenuti online (il Digital Services Act dell'UE) o il sostegno all'Ucraina vengono giustificati come "difesa della democrazia", ma nascondono derive autoritarie: "Quando vediamo autorità europee annullare elezioni e minacciare di farlo altrove, dobbiamo chiederci se stiamo mantenendo standard democratici adeguati".
Con tono sarcastico, Vance ha sminuito le preoccupazioni europee sulla stabilità della democrazia americana, prendendo a riferimento Greta Thunberg:
"Se gli Stati Uniti possono sopravvivere a 10 anni di critiche di Greta, l'Europa può certamente potrà sopravvivere a qualche mese di Elon Musk",
evidente allusione al contenzioso tra il multimiliadario sudafricano consulente di Trump e l'UE in relazione alla moderazione dei contenuti della piattaforma social X, di cui è proprietario.
Sul tema della guerra in Ucraina, Vance ha ribadito la posizione dell'amministrazione americana: "Confidiamo in un accordo ragionevole tra Ucraina e Russia".
Una frase che sembra confermare, senza chiarirne i contenuti, l'apertura a negoziati che non si comprende se saranno o meno concordati con l'Unione Europea, oltre che con Kiev.
Anche la conclusione del suo intervento è stata in linea con gli argomenti e i toni che l'hanno preceduta: "C'è un nuovo sceriffo in città",
riferendosi all'attuale presidente e al suo approccio più assertivo e quasi sempre controverso in relazione a qualsiasi argomento.
Watch every second of VP JD Vance laying a blowtorch to globalism and censorship at the Munich Security Conference.
— Rob Smith (@robsmithonline) February 14, 2025
It is very much worth your time.pic.twitter.com/8rSNbiOsoL
A questo punto, vista la preoccupazione di Vance che la libertà di parola possa essere a rischio in Europa, è d'obbligo dimostrargli che non sia così, ricordandogli che rappresenta un presidente che in base a ciò che dice e fa dimostra - che lo sia o no - di essere un minorato mentale o, volendo essere ottimisti, un povero disadattato non in grado di valutare le conseguenze propagandistiche dei suoi ordini esecutivi, presi in violazione anche del dettato costituzionale, senza tener conto persino delle prerogative del Congresso (il "persino" è giustificato dal fatto che i repubblicani di cui fa parte hanno la maggioranza sia alla Camera che al Senato).
Un ultimo esempio delle stupidaggini finora "ordinate" da Trump? Il blocco alla legge in base alla quale le merci con un valore totale inferiore a 800 dollari potevano entrare nel paese in esenzione da dazi. Il numero di spedizioni che entravano negli Stati Uniti tramite questo canale esente da tasse è esploso negli ultimi anni, raggiungendo, lo scorso anno, quasi 1,4 miliardi di pacchi provenienti, per circa il 60%, dalla Cina (shopping online da Temu e Shein).
Che cosa è successo? Che dopo aver firmato l'ordine esecutivo, Trump lo ha sospeso, perché nel frattempo più di un milione di pacchi si sono accumulati all'aeroporto internazionale John F. Kennedy di New York, mandando in crisi uno dei principali snodi del sistema di importazione degli Stati Uniti.
E allora, accontentando il vicepresidente Vance, a causa di ciò non dovremmo definire Trump un povero stupido?
E perché non definirlo anche pazzo, squilibrato, fuori di testa, per aver affermato di occupare la scrivania della Sala Ovale per volere di Dio? Oltretutto, secondo lui, Dio lo avrebbe messo lì per incatenare mani e piedi dei migranti per poi fotografarli mentre vengono avviati verso la stiva di un aereo... come se fossero cose e non persone.
E a seguito di ciò, perché non chiamarlo anche nazifascista, visto che queste cose le facevano per l'appunto i nazifascisti e visto che il suo consigliere, il presidente USA in pectore Elon Musk, fa il tifo perché un partito nazifascista come l'AfD vinca le prossime elezioni politiche in Germania.
Accontentiamo Vance e Trump, che lui rappresenta: diamo libero sfogo alla libertà di espressione come da lui richiesto e descriviamoli per quel che sono, senza infingimenti: pazzi, dementi, nazifasciti...
Chi legge non sia timido, aggiunga pure altri appellativi... non vogliamo mica lasciar loro credere che non siamo democratici?