Sempre meno pubblica, la gestione dell' acqua è una fonte di businnes per quella " parte " della politica che da anni ormai fa il bello e cattivo tempo sulle sorti dei territori e dei  cittadini che li abitano.

Si vocifera tra gli addetti ai lavori che presto l’intera Italia potrebbe essere “privata” del suo bene più prezioso: “l’acqua”. 

Sia chiaro l'acqua ci sarà  ma, costerà molti denari.

L’azione delle lobby, quasi tutte politicizzate, si fa sempre più “asfissiante” e vista la generosità di chi amministra la cosa pubblica, il gioco è fatto. In ballo ci sono le famose poltrone vellutate, ossia, interessi economici che vanno oltre ogni “democrazia”. Tutto questo in barba ai cittadini che nel  referendum del 2011 hanno espresso il loro dissenso votando a favore dell’acqua pubblica con percentuali bulgare. Ma evidentemente il volere del popolo sovrano non fa testo di fronte a milioni e milioni di euro di profitti che la privatizzazione del prezioso liquido porta e porterà nella saccoccia dei “pionieri della fantomatica politica“.

“Privatizzare l’acqua equivale a una sottrazione della democrazia”.


Ecco, “democrazia” una parola che spesso in Italia è scritta a caratteri cubitali sui vari Codici, sulla Costituzione ma, in realtà applicata col conta gocce nel quotidiano esistere.