Elon Musk continua a far parlare di sé, e non in bene. Sabato 1 febbraio, il miliardario ha lanciato una campagna sulla sua piattaforma X, utilizzando toni vagamente marxiani e un appello diretto ai cittadini europei: «Cittadini d'Europa, unitevi al movimento Mega, Make Europe Great Again». Con ben 79 milioni di follower esposti al messaggio, la campagna ha immediatamente attirato l'attenzione di osservatori e istituzioni.

La scelta di Musk non è passata inosservata a Bruxelles. La Commissione europea ha infatti avviato un'inchiesta per verificare la conformità dei sistemi di raccomandazione di X al Digital Services Act. Secondo quanto spiegato da Henna Virkkunen, titolare della "Sovranità tecnologica", l'esecutivo europeo vuole accertarsi che gli algoritmi non vengano manipolati per orientare i contenuti verso specifiche inclinazioni politiche. Entro il 15 febbraio 2025, i dirigenti di X dovranno consegnare documentazione dettagliata sulle modifiche in corso o pianificate, in un contesto in cui il timore di interferenze nelle campagne elettorali è sempre più concreto.

Le preoccupazioni di Bruxelles non sono del tutto infondate. In Germania, ad esempio, si è già osservato come Musk abbia preso le distanze dai partiti tradizionali , schierandosi con l'AfD, partito neonazista, e intervistando la leader Alice Weidel. Sebbene l'imprenditore sudafricano si sia difeso dalle accuse di indebita interferenza, sostenendo il diritto di esprimere le proprie opinioni, la situazione evidenzia una profonda differenza tra il trattamento riservato a X negli Stati Uniti e quello in atto nell'Unione Europea. Mentre nel paese anglosassone Musk ha trasformato l'ex Twitter in una vera e propria clava mediatica, in Europa le normative vigenti garantiscono maggiori controlli sui contenuti diffusi, nel tentativo di prevenire manipolazioni e inquinamenti delle campagne elettorali.

MEGA, la nuova iniziativa di Musk non può essere vista come un'azione di comunicazione goliardica e fine a se stessa. Dietro di essa si celano interessi economici e politici. In Italia, ad esempio, sta cercando di vendere al governo l'utilizzo dei servizi dei satelliti Starlink, mentre in Germania  sta trattando per ampliare una fabbrica Tesla. Questi movimenti testimoniano come le scelte comunicative di Musk siano strettamente intrecciate con le sue operazioni commerciali e le relazioni con diversi partner europei.

Sul piano politico, la campagna «MEGA» richiama anche il linguaggio di leader sovranisti come il premier ungherese Viktor Orban, che in passato aveva utilizzato slogan simili. La retorica sovranista, tuttavia, è stata accompagnata da allarmi sulle possibili alleanze tra Musk e figure controverse del panorama politico europeo, quali la leader tedesca Weidel e persino esponenti di estrema destra britannica. Alcuni osservatori, correttamente, paragonano l'iniziativa a un tentativo di costituire un'internazionale sovranista, un progetto di cui, negli anni del primo mandato di Donald Trump, si era occupato Steve Bannon, ma che non era mai decollato. Erano i tempi in cui Bannon presentava una sorridente e soddisfattissima Giorgia Meloni come un vera fascista.

Il quadro che si delinea è più che complesso. Da una parte, la Commissione europea è determinata a garantire la trasparenza e l'equità dei sistemi algoritmici che governano la diffusione dei contenuti su X, dall'altra Musk continua a utilizzare la piattaforma come strumento per esprimere opinioni più che controverse e, allo stesso tempo, per favorire interessi economici e politici personali. La prossima scadenza del 15 febbraio 2025 sarà cruciale per capire se X saprà adeguarsi alle richieste normative europee e se, nel contesto politico, si assisterà a un'alleanza efficace tra i sostenitori del movimento Mega e le forze sovraniste che cercano di costruire un fronte comune contro Bruxelles.

In conclusione, la strategia di Elon Musk in Europa evidenzia come, in un mondo sempre più interconnesso, le questioni di principio e di affari si intreccino, facendo della comunicazione digitale uno strumento di potere che va ben oltre il semplice intrattenimento. La sfida per Bruxelles sarà quella di garantire la sicurezza e la trasparenza delle piattaforme digitali, senza soffocare l'innovazione, in un equilibrio delicato che potrebbe determinare il futuro del dibattito politico nel continente.