Sopoćko non abbia mai scritto un manuale di teologia spirituale, questa è costantemente presente in tutte le sue opere. Pertanto ora analizziamo i temi spirituali più rilevanti nel Nostro per comprenderne il pensiero, il carattere, la specificità e l’attualità del tema della misericordia, tenendo presente che tra spiritualità[1] e teologia esiste un nesso importante e fondamentale[2]. In merito alla scelta dei temi, seguiremo l’ordine proposto dall’autore in base alle sue opere degli anni 1949-1962. 

In una meditazione scritta alle religiose, leggiamo:

 «Bisogna vivere secondo lo Spirito, rinnegare se stessi, per capire cosa esiga dalla nostra miseria il Re della misericordia. Bisogna sottomettere allo spirito tutte le potenze del corpo, armonizzare tutta la propria natura, sottomettere la propria volontà a quella di Dio e così preparare  il terreno alla potenza che, dall’alto, farà si che le nostre azioni diventino le azioni di Cristo, perché, come dice l’apostolo delle genti, sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20)[3].

 Di fatto lo Spirito Santo, che rinnova l’incontrarsi salvifico di Gesù con ogni persona, vive nella persecuzione e nella Croce della Chiesa, trasformandola in speranza viva, facendo sperimentare ogni giorno i frutti della risurrezione[4]. 

Secondo il Nostro, per comprendere la misericordia come itinerario spirituale è necessario riflettere sulla realtà e sull’azione dello Spirito Santo[5]. Occorre però una precisazione importante: Sopoćko quando parla sullo Spirito Santo, pensa contemporaneamente al Padre e al Figlio, non separa mai nessuno dei Tre[6]. 

La fiducia in Dio, la diffusione della “verità sulla divina misericordia” e la dedicazione ad essa di tutti i pensieri, le parole e le opere, costituiscono un principio fondamentale della vita spirituale per il Nostro. Ecco perché egli scrive: 

 «esistono delle verità conosciute, spesso se ne sente parlare e se ne parla, ma che non si capiscono. Così è stato con me, per quanto riguarda la verità sulla divina misericordia. Tante volte menzionavo questa verità nelle omelie, ci ho pensato durante i ritiri, la ripetevo nelle preghiere della Chiesa - particolarmente nei Salmi - ma non ne comprendevo il significato né approfondivo il suo contenuto, cioè che essa è l’attributo più alto dell’opera di Dio all’esterno. Ci voleva alla fine una semplice religiosa, suor Faustina, della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia (Maddalene), la quale, guidata interiormente, me ne parlò, brevemente e spesso ripeteva il concetto della misericordia, stimolandomi così ad esaminare, studiare e a riflettere spesso su questa verità. All’inizio non sapevo bene di che cosa si trattasse, ascoltavo, dubitavo, mi ponevo delle domande, facevo delle ricerche e mi consigliavo con gli altri. Soltanto qualche anno più tardi capii l’importanza di quest’opera, l’immensità di quest’idea e mi sono convinto io stesso dell’efficacia di quell’antico, quanto grande e vivificante culto, ma trascurato da chi richiedeva ai tempi nostri un rinnovamento (...). La fiducia nella misericordia di Dio, il divulgare il culto della misericordia e consacrare ad esso, senza alcun limite, tutti i miei pensieri, parole ed opere, senza l’ombra del rischio di cercare solo me stesso, sarà d’ora in poi un principio fondamentale della mia vita, con l’aiuto della medesima misericordia incommensurabile»[7].

 Alla luce delle parole di Sopoćko, il compito fondamentale della vita cristiana è rinnovare tutte le cose in Dio misericordioso. Appunto, il primo motivo del rinnovo è sta nel trovare “il nuovo umanesimo” in Cristo, il secondo, per “costruire una nuova e più giusta civiltà dell’amore”, il terzo, per far nascere una moderna cultura della misericordia, capace di accogliere e abbracciare tutti gli allontanati sotto l’influsso dei nemici del Regno di Dio[8]. 

don Gregorio Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek

 
[1] Nel Dizionario enciclopedico di Spiritualità sotto la voce “Spiritualità” troviamo le seguenti definizioni del concetto: «Il termine può avere i seguenti significati: la spiritualità è la qualità di ciò che è spirituale (per esempio di Dio, degli angeli, dell’anima umana, della Chiesa); è il sinonimo di pietà realmente posseduta (per esempio di un santo, anzi di chiunque ha rapporti di servizio con il divinum, anche se non è cristiano); è la scienza stessa che studia e insegna i principi e le pratiche dei quali si compone quella data reale pietà, quel dato servizio di Dio. In questo terzo caso il termine spiritualità equivale a quello di dottrina spirituale»: A. Matanic, Spiritualità, in Dizionario enciclopedico di spiritualità, E. Ancilli (a cura di), vol. III, Pontificio Istituto di Spiritualità del Teresianum, Città Nuova, Roma 1992, p. 2383. «Le definizioni, eccettuata la prima in cui spiritualità designa la natura spirituale in senso ontologico metafisico, s’implicano  a vicenda»: A. Solignac, Spiritualité, I. Le mot et l’histoire, in Dictionnaire de Spiritualité ascétique et mystique doctrine et histoire, vol. XIV, Beauchesne, Paris 1990, pp. 1142-1160: cf. C. Abernard, Traité de théologie spirituelle, Paris 1986, pp. 51-64; L. Bouyer, Introduction à la vie spirituelle. Précis de théologie ascétique et mystique, Desclée Cie, Paris 1960.
[2] Vale la pena porre l’accento particolare su un concetto, che una teologia senza spiritualità rischia di essere vuota, una spiritualità senza teologia rischia di essere cieca. Del resto lo stesso papa Francesco sottolinea nella Evangelii Gaudium n. 133: «Faccio appello ai teologi affinché compiano questo servizio come parte della missione salvifica della Chiesa»: Franciscus, Evangelii gaudium - Esortazione apostolica, [24 novembre 2013], in AAS 105(2013) 1076. «Oggi si sente, infatti, il bisogno di ritornare allo statuto originale fondante del fare teologia, che è quello di portare al pensiero l’esperienza del Mistero proclamato e quindi ascoltato e celebrato nella liturgia, vissuto e testimoniato nella fede e nella carità. Pertanto la teologia non è solo docta fides, cioè una fides quaerens intellectum, ma anche docta caritas, cioè è il portare alla parola il vissuto dell’amore, il dono della misericordia di Dio, che ci viene consegnato nella liturgia e nella Grazia dei sacramenti, ma che deve essere, poi, testimoniato nei gesti dell’eloquenza silenziosa della carità. Teologia  e spiritualità così ritrovano il nesso fondamentale, che le costituisce reciprocamente come teologia e spiritualità cristiana»: B. Forte, La teologia, scuola di umiltà contro il nichilismo, in “Fedelmente” 1(2010), p. 250. 
[3] M. Sopoćko, La vita religiosa - Gesù confido in Te, AZSJM, Myślibórz, 13. 03. 1942, p. 1 [Traduzione nostra dall’originale polacco].
[4] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Jego na wieki. Rozważania o Bożym Miłosierdziu [La misericordia di Dio in eterno. Le meditazioni sulla misericordia di Dio], św. Pawła, Częstochowa 2005, pp. 73-75.
[5] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp. 51-53.
[6] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego Miłosierdziu, pp. 35-36.
[7] Dz., q. II, p. 97 [Traduzione nostra dall’originale polacco].
[8] Cf. M. Sopoćko, De misericordia Dei, pp. 3-5.