Intervista alla dottoressa Roberta La Fortezza, analista di intelligence e sicurezza ed esperta di Africa e Medio Oriente, sulle sfide che la regione del Sahel sta affrontando: povertà, peggioramento delle condizioni climatiche, forte instabilità politica, terrorismo di matrice islamica.
Negli ultimi due anni sono stati colpi in Stato praticamente in ogni Paese dell’area, con l’instaurazione di governi militari ancora al potere. Stiamo assistendo a un progressivo ritiro delle forze europee e occidentali, mentre Russia e Cina estendono sempre di più la propria influenza.
Ma a contrastare il terrorismo islamista ci sono ancora dei gruppi internazionali: proprio su iniziativa italiana nel dicembre 2021 è stato costituito l’African Focus Group. Anche la Francia, che ufficialmente sta uscendo dal Mali, in realtà resta come guida delle missioni europee come Takuba.
La Cina è il principale partner commerciale dell’Africa ed esercita influenza con il soft power e gli investimenti. La Russia invece è presente con il suo gruppo di foreign fighters chiamati Wagner Group.
Oggi, l’appoggio di cui gode Mosca nella fascia saheliana e in altre zone dell’Africa è testimoniato dalla votazione nell’Assemblea ONU sulla crisi ucraina, in cui Paesi la maggior parte dei Paesi della zona si è astenuto e qualcuno ha pure votato in senso favorevole alla Russia. E poi le tensioni etniche interne, che nel Sahel spesso derivano dalla gestione della terra: i pastori, che essendo nomadi che seguono la transumanza e per definizione si spostano da un luogo all’altro, si oppongono agli agricoltori che sono sedentari.
La riduzione della terra disponibile per colpa della desertificazione rende il contrasto sempre più aspro.