Il 14 Giugno, per evitare evitare il mare avverso, sotto le indicazioni della Guardia Costiera Italiana (MRCC), la Aquarius aveva cambiato rotta, insieme alle navi della Guardia Costiera e della Marina italiana, navigando verso Valencia lungo la costa orientale della Sardegna con a bordo 106 persone di quelle soccorse nello scorso fine settimana.

Questo è quanto aveva dichiarato Claudia Lodesani, presidente di MSF: "I nostri amici, colleghi, con 106 persone esauste e vulnerabili e tante altre sulle navi delle autorità italiane, sono da giorni in mare, stanotte con onde alte e vento forte, in una lunga e assurda traversata verso la Spagna. Nel frattempo la zona di ricerca e soccorso resta sempre più scoperta, 41 persone sopravvissute a un naufragio recuperate da una nave americana sono restate per ore in attesa che qualcuno se ne assumesse la responsabilità, 12 cadaveri sono rimasti in mare". Dall’inizio del 2018 sono morte più di 500 persone nel Mediterraneo centrale.

Eppure, il governo del cambiamento, Salvini in testa, ha iniziato una campagna di propaganda sulla pelle delle persone, mettendo a rischio il sistema di ricerca e soccorso, che risponde all’obbligo del diritto internazionale e marittimo di salvare vite in mare. "Un sistema a cui le organizzazioni umanitarie hanno offerto il proprio aiuto, supportando la Guardia Costiera italiana nel salvare vite, per colmare il drammatico vuoto lasciato dagli Stati Europei", come ricorda Medici Senza Frontiere.

E quali persone saranno quelle a cui è stata impedita la "pacchia" in Italia e che sbarcheranno in Spagna? Lo fa capire una testimonianza raccolta da Sos Mediterranee

"Mi chiamo Muhammad (nome di fantasia), vengo dalla Nigeria, ho 18 anni. Ho perso i miei genitori quando ne avevo 11 in un incidente d’auto. Da allora sono stato allevato dai miei nonni. Crescere nella mia terra senza genitori per me è stata la cosa più difficile. Prima di arrivare in Libia. Dico questo perché la Libia non è un posto in cui vivere, per nessun essere vivente. Ti tolgono tutto, inclusa l’anima, e lo distruggono. La Libia è un posto violento dove molte persone vengono violentate e uccise. Sono felice di non essere stato uno di loro. Quando ho deciso di fuggire da quella violenza un amico dei miei genitori mi ha pagato il viaggio verso un posto migliore a bordo di una barca. È partita dalle coste libiche e ci avrebbe dovuto portare in Europa attraverso il Mediterraneo.

A un certo punto di notte, uno degli uomini con la pelle chiara a bordo ci ha detto «andate dritti!», indicando le stelle, «seguite quelle». Intendeva a nord, dovevamo andare verso nord per toccare terra. Ci hanno detto che ci sarebbero volute tre o quattro ore per raggiungere l’Europa. Ero terrorizzato ma anche sollevato che mancasse così poco alla libertà. Eravamo 135 sulla barca. Era buio totale quando siamo partiti.

Purtroppo nessuno di noi aveva il salvagente: ci hanno chiesto parecchi soldi e nessuno di noi ne aveva abbastanza. Abbiamo passato quasi 24 ore in mare. Siamo partiti di venerdì alle nove della sera e siamo stati soccorsi di sabato alla stessa ora. Prima di essere salvati la barca si era già riempita d’acqua per metà, io e gli altri eravamo così spaventati. Siamo caduti in mare. Era freddo e buio. Mi sono ritrovato completamento nudo, le persone si aggrappavano a me, ai miei vestiti e a qualunque altra cosa per sopravvivere.

Ho lottato per avere uno dei giubbotti di salvataggio che ci avete lanciato. Poi sono riuscito a prenderne uno e ho gridato per chiedere aiuto. Sono stato salvato e ho ricevuto cure mediche. Ora sto bene e inizio di nuovo a credere nel mio sogno. Voglio studiare per diventare un medico e aiutare il mio Paese, perché in Africa ci sono molte persone che soffrono. Voglio salvare vite e voglio che il mio Paese sia orgoglioso di me. Ho potuto vedere sulla Aquarius cosa significa salvare vite. E ora so che questo sarà per sempre il mio sogno."

E dopo 9 giorni in mare, la Aquarius è arrivata a Valencia. Nel pomeriggio, rappresentanti di Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranee terranno una conferenza stampa.


Questo il commento, immancabile, del ministro dell'Interno Matteo Salvini che, dopo aver usato la vita di oltre persone sfortunate e disgraziate per la propria propaganda elettorale si dice soddisfatto perché, secondo lui, adesso gli italiani non sarebbero più gli zerbini d'Europa.