Nella rubrica di Avvenire curata da Gianni Gennari, Lupus in pagina, in un articolo del 12 marzo si commentava l'ennesima richiesta del tegologo Hans Küng relativa all'abolizione dell'infallibità. Richiesta indirizzata pubblicamente a Papa Francesco il 9 marzo e tradotta in più lingue.

Il giudizio nei confronti del tegologo svizzero e di quelli che condividono la sua opinione, per tanta tenacia nel riproporre la questione, è stato da parte dell'articolista lapidario (anche in senso letterale): "pietrificati su un eccesso".

Sul Corriere, viene pubblicata oggi una dichiarazione di Hans Küng che comunica di aver ricevuto una risposta scritta direttamente da Papa Francesco, tramite una lettera datata 20 marzo e recapitatagli tramite la nunziatura apostolica di Berlino.

Pur non  valicando i confini della riservatezza che esige una lettera personale, Küng ha affermato che il Papa non ha fissato alcun limite alla discussione sul tema dell'infallibilità e di aver apprezzato le sue considerazioni.

Questo è il testo della lettera inviata da Küng: «Imploro papa Francesco, che mi ha sempre risposto in modo fraterno: riceva questa ampia documentazione e consenta nella nostra Chiesa una discussione libera, non prevenuta e aperta su tutte le questioni irrisolte e rimosse legate al dogma dell’infallibilità. Non si tratta di banale relativismo, che mina i fondamenti etici della Chiesa e della società. E nemmeno di rigido e insulso dogmatismo legato all’interpretazione letterale. È in gioco il bene della Chiesa e dell’ecumene».

Il dogma dell'infallibilità, definito con la costituzione dogmatica Pastor Aeternus, è stato sancito nel corso del Concilio ecumenico Vaticano I, conclusosi  nel luglio del 1870, ed afferma che il papa non può sbagliare quando parla ex cathedra, ossia come dottore o pastore universale della Chiesa, cioè quando esercita il ministero petrino, proclamando un nuovo dogma o definendo una dottrina in modo definitivo come rivelata.

Dopo l'apertura di Papa Francesco, Hans Küng ha auspicato «che sia ora indispensabile utilizzare questa nuova libertà per portare avanti la riflessione sulle definizioni dogmatiche, che sono motivo di polemica all’interno della Chiesa cattolica e nel suo rapporto con le altre chiese cristiane».