«Il tempo sembra passare invano per certi metodi di intendere lo scontro politico e per chi di questi metodi da vent’anni è ostinato protagonista.
La falsificazione di cui stamane si sono resi responsabili due quotidiani controllati dal gruppo De Benedetti, “La Stampa” e “Il Secolo XIX”, lascia indignati ed esterrefatti per la sua gravità. In tutta la lunga e complessa trattativa per la vendita del Milan, la Fininvest si è comportata con la massima trasparenza e correttezza, come conferma la stessa Procura della Repubblica di Milano, avvalendosi della collaborazione di advisor finanziari e legali di livello internazionale.
L’uscita dei due quotidiani, in piena campagna elettorale, l’enorme spazio e i toni riservati ad una notizia che era già stata segnalata come falsa e che falsa è stata confermata dalla Procura della Repubblica, non lasciano dubbi sulle reali intenzioni di questa operazione.
Condotta peraltro, sarà un caso?, proprio nei giorni in cui Carlo De Benedetti è sulle prime pagine per presunte vicende di insider trading. “La Stampa” e il “Secolo XIX” stamane hanno davvero scritto una pessima pagina di giornalismo.
Un giornalismo che, impegnato nella sacrosanta guerra contro le fake news, non merita di vedere la propria autorevolezza mortificata da chi, in redazione, utilizza notizie false per logiche di parte.
L’antiberlusconismo acceca ancora fino a questo punto?»

Quella sopra riportata è la dichiarazione del presidente di Fininvest, Marina Berlusconi, rilasciata in merito alla notizia pubblicata in anteprima da La Stampa e Secolo XIX in relazione ad un possibile reato di riciclaggio dietro alla vendita del Milan.

Nella nota rilasciata da Fininvest si fa riferimento alla smentita del procuratore capo di Milano, Francesco Greco. Questo è quanto da lui dichiarato, così come riportato dall'agenzia di stampa ANSA: «Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell' A.C. Milan... al momento non esiste alcun fascicolo.»

Inoltre, l'ANSA aggiunge che "il procuratore capo di Milano ha affermato che l'avvocato Niccolò Ghedini non ha depositato in Procura "per conto di Fininvest" alcuna carta riguardo l'operazione e ha ripetuto e di non aver ricevuto alcun dossier da parte dell'Unità Informazione Finanziaria di Banca d'Italia che ha la responsabilità dei controlli. L'Uif, ha riferito Greco, avrebbe anzi dato il via libera all'operazione non riscontrando, così come gli intermediari finanziari, alcuna irregolarità."

Il quotidiano La Stampa, in un articolo di domenica, ritorna sulla vicenda dichiarando, al contrario, che esistono ben "tre relazioni firmate dall’Unità di informazione finanziaria (Uif) di Bankitalia: sono i documenti arrivati in Procura nelle scorse settimane, che tracciano l’origine dei fondi con i quali, nell’aprile scorso, si è materializzata la scalata all’Ac Milan. È a partire da questi atti che la procura di Milano sta indagando sulla correttezza dell’operazione da 740 milioni di euro. Su uno di questi report verranno effettuati ulteriori approfondimenti investigativi."

Nello stesso articolo, a firma di Emilio Randacio, si afferma che l’estate scorsa, l’avvocato Niccolò Ghedini aveva depositato la «lecita provenienza dei fondi» con un documento che attestava la tracciabilità del denaro certificato dalle banche italiane che hanno ricevuto l'assegno e l'assoluta regolarità dell’intera operazione.

Infine, nell'articolo, vengono riportate le seguenti dichiarazioni virgolettate attribuite al procuratore Greco: «Al momento non c’è un’inchiesta aperta. Non c’è un fascicolo per sospetto riciclaggio», "ha aggiunto all’Ansa Greco, spiegando che quando ci sono" «vicende di questo tipo, così fumose e complicate, dove non si sa quali siano le parti in causa, non si procede subito alle iscrizioni».

Secondo La Stampa, per Greco è necessario prima fare accertamenti, analizzare le carte e poi - se necessario - procedere, concludendo l'articolo facendo notare che l’intera quota del Milan è stata venduta ad una società capofila che controlla altre società, tutte con sede in Lussemburgo, considerato tuttora un paradiso fiscale. secondo Oxfam.