Il referendum popolare tenuto il 8 e 9 giugno contenente 5 quesiti sul lavoro e sulla cittadinanza agli stranieri si è concluso con i seguenti risultati:

  • Elettori (compresi gli italiani all’estero): 51,3 milioni
  • Votanti: 14,8 milioni 
  • Percentuale di partecipazione: 28,7 %

Non essendo stato raggiunto il quorum del 50% è stato confermato un risultato negativo ampiamente prevedibile però da qualcuno è stata ipotizzata una interpretazione politica sull’affluenza alle urne che richiede alcune riflessioni.

Da alcuni anni e in diverse occasioni elettorali si constata che circa il 50% degli elettori non va a votare. Si tratta di un "non voto" sistematico indipendente da per chi e per che cosa si vota e rappresenta la totale sfiducia nelle istituzioni  dello Stato.

Non appartiene a nessuno degli schieramenti politici esistenti perché è in prima istanza il loro rifiuto e quindi nel fare un’analisi dell’appropriazione dei risultati del referendum vanno tolti 25,65 milioni di elettori che non contano.

Dei restanti  14,8 milioni di elettori son andati a votare e 10,85 no confermando l’esistenza di una maggioranza che non ha ascoltato l’invito del Governo e che quindi rappresenta la vittoria di chi ha sostenuto l’iniziativa.

I non votanti "non  strutturali" ( i 10,85 milioni!) hanno agito con il preciso obiettivo di far fallire il referendum che era già in bilico di suo e ci sono riusciti alla grande con un’azione assolutamente negativa dal punto di vista della  partecipazione democratica.

Quindi la valutazione politica basata sulla sola partecipazione al voto permette di celebrare due vittorie che purtroppo nascondono il vero insuccesso dell’iniziativa in quanto:

  • non si è ottenuta una risposta significativa ai 5 quesiti proposti
  • sono stati spesi inutilmente 100 milioni di euro per la gestione 
  • abbiamo confermato verso noi stessi e il resto del mondo che ci guarda

o   l’esistenza di un paese incapace di risolvere a livello parlamentare i piccoli problemi sollevati dai quesiti referendari 

o   una lontananza preoccupante dai principi costituzionali che affidano al popolo sovrano la responsabilità di decidere.

  • il livello di astensione sistematico del 50%  rende inutile utilizzare lo strumento referendario perché’non si raggiugerà mai il quorum

In conclusione usando un riferimento calcistico abbiamo assistito ad un autogol pazzesco che alimenta per il futuro ulteriore sfiducia e quindi "non voto".