Già da molto tempo scrivo sulla pista sessuale ed ho ascoltato con molto interesse le parole pronunciate da Morassut - vice Presidente della Commissione Bicamerale - in una recente intervista: sembra che le sue conclusioni (in anteprima) convergano su questa tesi. Morassut ha tenuto a sottolineare come i due casi (Mirella ed Emanuela) siano sostanzialmente diversi, ma nello stesso tempo hanno una manovalanza che riconduce allo stesso modus operandi - e forse - allo stesso gruppo operativo, specializzato in operazioni di adescamenti, pedinamenti e fotografie, dedito alla circuizione delle ragazze in modo fraudolento.
Si continua a delineare sempre di più quello che io definisco il "catalogo", ovvero una sorta di archivio fotografico che veniva proposto a gente facoltosa di ogni rango e grado, per abusare delle povere piccole vittime che spesso, non ritornavano più a casa.
Non è certo la pornografia l'oggetto della questione, anche perché negli anni 80 era già ampiamente consentita dalla legge e regolamentata: il mondo di cui parliamo comprende la pedofilia e l'efebofilia, come lo definisce Morassut, un mondo "carsico".
DI COSA STIAMO PARLANDO?
La pedofilia è l’attrazione sessuale verso bambini prepuberi, generalmente sotto i 13 anni, ed è considerata una malattia patologica.
L’efebofilia, invece, indica l’interesse sessuale per adolescenti in fase puberale o post-puberale, solitamente tra i 14 e i 17 anni.
Mentre la pedofilia ha quasi sempre rilevanza penale e clinica, l’efebofilia può non costituire reato ma solleva comunque questioni etiche e legali, soprattutto quando coinvolge rapporti con minori di età inferiore al consenso previsto dalla legge.
NEL CASO DI MIRELLA
Ho sempre pensato che il rapimento di Mirella non abbia nulla a che vedere con il caso Orlandi, salvo la triste accoppiata (tramite un articolo di Panorama) che successivamente ha messo insieme le due ragazze in un mistero senza fine.
Va quindi approfondito con dovizia di particolari il caso Gregori poiché è questo il contesto originario, quello da cui ci si deve muovere per capire anche la fine di Emanuela.
L'adescamento, i complici, le foto prima della scomparsa al bar, le persone coinvolte e gli scenari della prima ora. Ultimo ma non ultimo la presenza di Raoul Bonarelli che sarà riconosciuto dalla madre di Mirella in un momento successivo (e poi disconosciuto in sede di confronto in circostante ambigue).
Ricordiamo anche le frequentazioni presso il bar "il Baffo" di Renatino De Pedis e di gente della malavita romana dell'epoca.
Obiettivo: prendere una ragazza in precedenza scelta sul catalogo;
Destinatari: imprenditori facoltosi, forse anche politici e clericali;
Adescatori: il gruppo che ingannò Mirella facendogli credere qualcosa;
Conclusione: Mirella non poteva più tornare a casa, era da eliminare.
NEL CASO DI EMANUELA
A mio avviso il caso è diverso per una serie di circostanze, in primis il mandante: "chi ordinò il rapimento di Emanuela"?
Per quanto folle potrebbe sembrare questa ipotesi è mia convinzione che qualcuno in Vaticano, qualcuno che occupava un posto di potere non indifferente, fu il vero artefice dell'operazione, sempre per scopi sessuali. Ogni ipotesi e ogni ragionamento vertono sul grande capo dello IOR, all'epoca Monsignor Paul Marcinkus.
Di conseguenza, per quanto possono sembrare sconclusionati i racconti di Sabrina Minardi, qualora venissero "letti" sotto questa chiave e se venisse presa in considerazione solo la parte iniziale - quando ancora la Minardi non era stata oggetto di pressioni esterne - sembrerebbe che tutto ha una coerenza.
Emanuela, Torvaianica, Marcinkus e la fine nella betoniera.
Non è chiaro se il Vaticano, scoperta la vicenda, fece in modo di recuperare la ragazza e darle comunque un futuro. Di certo non poteva lasciarla libera di tornare. Magari, come dice il Fratello Pietro, fu portata a Londra e poi in altri luoghi sotto mentite spoglie, ma sempre in territorio controllato e protetto dalla città Leonina.
Obiettivo: prendere Emanuela su ordine di Marcinkus;
Destinatari: Marcinkus;
Adescatori: il gruppo che ingannò anche Mirella facendogli credere qualcosa;
Conclusione: Emanuela non poteva più tornare a casa, forse fu salvata.
LA LOGICA DI QUESTA IPOTESI
Ovviamente, senza alcuna prova a supporto salvo le dichiarazioni della Minardi, si può avanzare solo un'ipotesi. Tuttavia, in uno scenario complesso, come quello della scuola di musica Da Victoria, personaggi "particolari" erano all'ordine del giorno.
C'era Suor Dolores, Mons. Pietro Vergari, la famiglia De Lellis, Scalfaro, la presenza di De Pedis, la presenza di Bruno Mattei (noto regista hard) e tanti altri.
Un'operazione di questo tipo prevedeva il coinvolgimento di diverse persone.
MA ALLORA, CHE SENSO HANNO I TELEFONISTI?
In un contesto "normale" sarebbe stato meglio stare zitti e non muovere foglia. Non avrebbe avuto senso l'insorgere dei telefonisti per dare enfasi alla vicenda: ma non si trattava di una persona qualunque, Emanuela era cittadina vaticana!
A mio avviso fu come un doppio favore: da un lato vi fu il rapimento nato per fini sessuali e dall'altro, già pianificato ancora prima del 22 giugno 1983, era stata preparata la macchina del depistaggio.
Emanuela venne "servita" a Marcinkus per i suoi loschi fini e poi venne usata come mezzo di ricatto al Vaticano per questioni meramente economiche.
La famosa linea della "liberazione di Ali Agca" era solo un inganno che avrebbe dovuto togliere l'attenzione dalla pista sessuale.
Solo così il coinvolgimento dei servizi della prima ora torna: era tutto pianificato.
Forse esiste ancora oggi la remota possibilità che qualcuno dica la verità e faccia luce sulla vicenda, ma in uno scenario come questo, chi potrebbe mai alzare il velo ad una storia che da 42 anni è senza risposta?