Con l’articolo 5bis del decreto mille proroghe, ecco che i medici in servizio, come già i medici di medicina generale, possono restare in servizio fino al 70° anno di età.

Le aziende sanitarie, a richiesta, possono mantenere in servizio i medici per far fronte alla carenza di specialisti e per garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza.

Respinta una prima volta, la proposta è stata poi approvata la scorsa settimana dalle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera e attende la definitiva approvazione del Senato per martedì 25 febbraio.

Tra l’altro possono essere stipulati contratti a tempo determinato anche per i medici al terzo anno di specializzazione.

Al di là di tutto, le considerazioni personali non sono proprio positive.

Sono contento per tutti quei colleghi che oltre i 40 anni di servizio desiderino ancora continuare la professione in strutture pubbliche, anche se devo ammettere che "preferisco la libertà" dopo i 65 anni piuttosto che continuare, perché in fondo esiste "una vita che va anche vissuta al di là del lavoro... e senza lavoro".

La seconda considerazione è che con il famoso numero chiuso abbiamo precluso a molti la vita del medico e forse impedito l'accesso alla genialità a favore di quella di semplici "casati".

Comunque, da Tutor universitario, sono dell’idea che bisognava formare da tempo una classe di medici con una scuola di "vecchi". Ho sempre pensato che bisognava predisporre un ricambio generazionale continuo di medici, senza dover giungere  all’emergenza attuale, facendo in modo che il sessantacinquenne medico uscisse dall’ospedale rimpiazzato dal giovane collega già in corsia, al quale aveva trasmesso il "mestiere".

Purtroppo, questo poche volte stato messo in pratica, tanto che alla fine è venuta a mancare non solo la scuola per i nuovi medici, ma anche i medici stessi.