A quasi quarant’anni dalla data storica dell’assassinio di Pio La Torre, il 30 aprile 1982, le misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali della criminalità di stampo mafioso ancora non funzionano come dovrebbero. Sui beni confiscati lo Stato non da affatto una buona prova di sé.

Pio La Torre quarant'anni fa comprese che il metodo di lotta alla mafia attraverso le misure di prevenzione era efficace poiché oltre a confiscare il profitto derivante dal reato, si confiscano anche i beni ricollegabili al patrimonio del mafioso e della sua organizzazione.

Colpire i patrimoni dei mafiosi è ancora oggi un’arma micidiale per la lotta al crimine organizzato. Il punto debole purtroppo è la ricollocazione dei beni confiscati.  I boss mafiosi vogliono che i beni si deperiscano per dimostrare che loro li gestiscono meglio dello Stato.

Intervistando i lavoratori di alcune aziende confiscate la prima loro affermazione è: “Con la mafia mangiavo con lo Stato muoio di fame”.

Sembra una frase preoccupante, invece, è molto di più. È devastante poiché testimonia l’incapacità e l’inerzia dello Stato a risolvere tale problema.


Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale, è associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). E' ricercatore dell'Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. E’ stato allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto.