Dopo la direzione che si è conclusa nel pomeriggio di lunedì, il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha detto di schierarsi per il Sì al referendum respingendo "le motivazioni banali che il taglio del numero dei parlamentari farebbe risparmiare soldi allo stato. I risparmi sarebbero minimi e non costituiscono il motivo principale del Sì".

Il motivo principale - ha spiegato Zingaretti - sta nel fatto che a questo atto possono seguire altre riforme.

"Sì al referendum non è punto di arrivo, deve essere il punto di partenza per riforme più larghe costituzionali. Il referendum può essere la partenza di una seconda parte della legislatura che provi a completare un percorso di riforme costituzionali che vada oltre i confini della maggioranza, includendo anche le forze di opposizione". Così ha precisato Dario Franceschini, sempre durante la direzione del Pd.

Quali sarebbero le riforme?

Il Pd, ha aggiunto Zingaretti, dopo il taglio dei parlamentari proporrà il superamento del bicameralismo perfetto sostituito da un bicameralismo differenziato, sulla base di quanto proposto da Violante, annunciando una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare.

E per le regionali il cui esito, secondo la maggioranza, non inciderà sulle sorti del Governo, Zingaretti  ha dichiarato che "chi vuole fermare le destre e garantire il buon governo ora si unisca sui candidati che possono vincere. Non regaliamo l'Italia alle destre".