Mercoledì 4 luglio, relazione annuale Inps. Nel suo resoconto, il presidente dell’istituto, Tito Boeri, ha dichiarato che «ripristinando le pensioni di anzianità con quota cento o 41 anni di contributi – come indicato nel contratto di governo – si avrebbero fin da subito circa 750mila pensionati in più. Ripristinare le pensioni di anzianità significa ridurre il reddito netto dei lavoratori.
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Oggi abbiamo circa due pensionati per ogni tre lavoratori – ha ricordato Boeri – e questo rapporto è destinato a salire nei prossimi anni (tanto che secondo l'FMI, mantenendo la legislazione attuale, a partire dal 2045 l’Italia avrà addirittura un solo lavoratore per ogni pensionato).
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Nel confronto pubblico degli ultimi mesi si è parlato tanto di immigrazione e mai dell’emigrazione dei giovani. Nessuno sembra preoccuparsi del declino demografico del nostro paese.
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La classe dirigente del nostro paese dovrebbe essere impegnata in prima fila nel promuovere consapevolezza demografica. Purtroppo, la fuga all’estero di chi ha tra i 25 e i 44 anni non sembra essersi arrestata neanche con la fine della crisi.»

Va da sé che dichiarazioni simili non potevano passare inosservate al premier in pectore del governo del cambiamento, Matteo Salvini, che, da par suo, ha replicato in questi termini: «Il presidente dell’Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare (e di fare figli) di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?»


Naturalmente, Salvini si è ben guardato dal rispondere nel merito, facendo riferimento a cifre, previsioni e calcoli... far di conto (ammesso che ne sia in grado) non è abitudine di Salvini e neppure dei suoi supporter che lo applaudono senza darsi pena di verificare che ciò che dice sia sensato o meno.


Ma Boeri, va detto, non è piaciuto neppure ai sindacati, con la Cgil che ha criticato molti passaggi della sua relazione.

Il segretario confederale Roberto Ghiselli, in merito alla tenuta del sistema previdenziale e all’impatto economico di eventuali riforme, ha dichiarato che Boeri «cita dati e stime che solo lui conosce, alcuni palesemente inattendibili, come quelle relative a quota 100. Come si fanno a prevedere maggiori costi per 18-20 miliardi all’anno quando le stime di minori spese dell’insieme delle misure previste con la legge Fornero erano di 80 dal 2012 al 20121? Perché Boeri non chiarisce mai come arriva a determinare le sue stime e non consente a tutti di accedere alle banche dati dell’Inps?»

Inoltre, sull'argomento giovani, il segretario della Cgil ha aggiunto che «non si possono evidenziare i rischi sociali per un’intera generazione e contrapporsi a qualunque modifica alle attuali regole del mercato del lavoro e del sistema previdenziale che, se rimangono tali, condannano le nuove generazioni ad un presente di precarietà sul lavoro e ad un futuro di anziani poveri.»


A schierarsi invece dalla parte di Boeri è stato l'altro vicepremier Di Maio, intervenuto di persona alla presentazione del rapporto annuale INPS. «Non so se andremo d'accordo su tutto - ha detto Di Maio - ma sul tema delle pensioni d'oro e dei vitalizi lavoreremo bene. ... Finché il legislativo farà il legislativo, l'esecutivo farà l'esecutivo e l'Inps farà l'Inps andremo d'accordo.»

Inoltre, in merito alle minacce neppure tanto ventilate fatte da Salvini sulla possibile sostituzione di Boeri alla guida dell'Inps, Di Maio ha aggiunto che «Boeri resta in carica fino al 2019. Per me è l’interlocutore dell’Inps. Il tema dei rinnovi non è stato affrontato.»