Da venerdì prossimo il Parlamento aprirà le porte ai neoeletti senatori e deputati la cui prima incombenza sarà quella di eleggere i presidenti di Senato e Camera.

Il rumoroso cianciare dei giorni scorsi sulle possibili candidature sembra sopraffatto, in queste  ore, dalla pretesa dei forzisti di imporre un loro candidato nonostante FI  sia uscita così ridimensionata dalle urne da arretrare al quarto posto con un modesto 14,01%.

Qualora  però, come si vocifera, l’asse M5S – Lega dovesse tenere duro, almeno in questo caso, è probabile che durante le omelie domenicali i parroci potranno augurare il loro cristiano buon lavoro al nuovo presidente del Senato.

Bisognerà, invece, avere più pazienza ed attendere dopo Pasqua perché l’imperscrutabile Sergio Mattarella avvii le consultazioni di rito per la formazione del governo.

Chissà perché ma con il trascorrere delle ore mi convinco sempre più che il Capo dello Stato si sia autoimposta una serie di paletti che, inevitabilmente, lo porterebbero a disattendere la volontà espressa il 4 marzo dal Popolo Sovrano.

Paletti così rigidi da indurlo a cercare soluzioni fuori dagli schemi e perciò insospettate.

Innanzitutto il presidente Mattarella considererebbe oramai improponibile prolungare la vita dell’Esecutivo in carica, soprattutto perché gestito proprio da coloro che sono usciti brutalmente sconfitti dal voto popolare.

Al tempo stesso, da navigato democristiano un po’ ipocrita, per attestare un suo apparente rispetto per il voto degli elettori, ma ancor più per non turbare il conservatorismo ortodosso dei partner europei, affiderebbe al M5S ed alla Lega solo incarichi esplorativi avendo già deciso, in cuor suo, che né Di Maio né Salvini riceveranno mai da lui il mandato per formare un governo.

Nel contempo, però, angosciato dal vivere come una sventura da evitare ad ogni costo un ritorno alle urne, vorrebbe escludere anche l’ipotesi di un “governo di scopo” finalizzato a formulare una nuova legge elettorale ed a predisporre nuove elezioni in autunno.

Per questo i suoi reiterati richiami al senso di responsabilità delle forze politiche farebbero pensare piuttosto all’idea di un governo-accrocco con dentro quasi tutti al grido di “volemose ben”.

Il presidente Mattarella, però, è anche consapevole che nella ipotesi del governo-accrocco non sarebbe facile per lui trovare un personaggio, estraneo alla scena politica, così autorevole da essere accettato da tutti come loro presidente del consiglio.

Mentre, per contro, anche se un governo prettamente tecnico non dispiacerebbe ai nostri partner europei, la soluzione non rientrerebbe tra le ipotesi del Quirinale pur immaginandone una durata a termine e con obiettivi limitati, per il solo tempo necessario perché si definisca meglio lo scenario politico.

A questo punto l’indeterminatezza regna sovrana su chi e quando potrà insediarsi a Palazzo Chigi per ricevere il passaggio della campanella da Gentiloni.

A meno che nel PD non si verifichi una rivolta dei volenterosi che, messi all’angolo i fedelissimi renziani, offrano a Mattarella la disponibilità a far nascere un governo anche solo con il loro appoggio esterno.

Meno probabile appare, invece, la ipotesi di un governo M5S – Lega che, aldilà delle oggettive difficoltà di assetto, sarebbe inviso all’UE e, di conseguenza, a Sergio Mattarella.