«E’ una gravissima battuta d’arresto oltre che una figuraccia internazionale: ma come? il direttore della National Gallery è italiano, quello del British Museum è tedesco e noi cosa facciamo? Ci facciamo bocciare le nomine dei manager stranieri da un tribunale amministrativo che sentenzia sui criteri "di natura magmatica" per la selezione dei candidati? Mi sembra una follia oltre che un danno incredibile alla nostra cultura»: così la presidente della commissione Cultura alla Camera Flavia Piccoli Nardelli, una che la cultura l’ha attraversata e respirata da sempre.

Per quale motivo l'Unità affermi che la signora Flavia Piccoli Nardelli abbia a che fare con la cultura non ci viene spiegato, ma diamo fiducia al giornale che fu di Gramsci e crediamogli sulla parola.

Quello di cui manca la signora Flavia Piccoli Nardelli, e purtroppo non solo lei, è il senso della realtà ed il rispetto delle istituzioni. Due elementi che sono risultati comuni a media e politici nell'analizzare la sentenza del TAR relativa alle nomine del ministero dei Beni Culturali.

Chiunque faccia appello ad un tribunale amministrativo nella richiesta di istruzione di una causa deve dimostrare il proprio interesse in quella causa e deve motivare, da un punto di vista strettamente burocratico - il perché una certa decisione non sia corretta.

In merito alle nomine volute da Franceschini, il TAR è stato molto preciso: i criteri di selezione dei candidati non erano ben chiari ed a questo si è aggiunto il fatto che un dirigente della pubblica amministrazione deve essere cittadino italiano.

Dall'attuale segretario del PD ed ex primo ministro Matteo Renzi questi sono stati definiti cavilli burocratici, aggiungendo che nella sua precedente esperienza ha sbagliato a non riformare il TAR.

Che differenza passa tra queste dichiarazioni e quelle di Trump che si era indignato perché più giudici avevano bocciato il suo decreto che vietava a cittadini di alcune nazioni l'ingresso negli USA? In entrambi i casi non vi è il rispetto dei limiti che la democrazia assegna ad ogni potere.

Quando non vi è alcun rispetto per ciò che si dovrebbe accettare, non solo si danneggia la credibilità di un'istituzione, ma si danneggiano anche i fondamenti di una democrazia. Nello specifico, se ministri, politici e media dicono che il TAR è un tribunale di pazzi, perché non dovrebbe crederlo anche un cittadino?

Le scelte di Franceschini, come molte altre decisioni del precedente governo, annullate da tribunali, Consulta, Corte dei Conti ed altre istituzioni indicano banalmente l'incompetenza delle persone che hanno governato e governano il paese e che, in base al loro ruolo e agli strumenti che hanno a disposizione, dovrebbero essere le prime a rispettare le leggi che loro stessi o altri loro colleghi in precedenza hanno votato e licenziato.

Neanche per caso a qualcuno di questi personaggi, arroganti e incompetenti, è venuta in mente la possibilità di valutare un eventuale loro errore in quanto è stato fatto. Nessuno ha pensato di dire scusate, abbiamo agito in buona fede ma abbiamo sbagliato perché non abbiamo preso in considerazione tutte le problematiche del caso.

L'arroganza a supporto dell'incompetenza, in aggiunta ad un'informazione serva e complice, non è certo la base di un sistema che possa definirsi democratico.