Il Libano è in una crisi senza fine, ma cerca comunque di rialzare la testa. La sua crisi economica è persino studiata all’estero e si pensa sia la più grave capitata a uno Stato dal 1850.

All’inflazione che galoppa ormai dal 2019 si sommano le incertezze metereologiche di quest’anno. Oltre l’80% dei libanesi è sotto la soglia di povertà.

Il Ministro del Turismo ad Interim Walid Nassar si è pubblicamente appellato ai connazionali che vivono all’estero, chiedendo di venire a passare le vacanza in patria per portare così della liquidità tanto necessaria a ridare ossigeno all’economia interna.

Già ora gli emigrati mandano a casa rimesse bancarie ai parenti e agli amici, e quando tornano in Libano portano con sé medicine e altri beni che scarseggiano o sono introvabili in Libano.

Già a ottobre 2021 era mancata persino l’elettricità: Deir Ammar e Zahrani, le due maggiori centrali del Paese, hanno chiuso per carenza di combustibile. E pare che la colpa di questa crisi infinita sia da attribuire anche alla classe politica. Secondo l’economista Roy Badaro, il sistema è completamente bloccato da queste persone.