"Inizia oggi la Primavera delle idee e durerà fino al 21 giugno. Questa Primavera la vogliamo dedicare alla costruzione della nostra identità.Trascorreremo i prossimi tre mesi ad aprirci, ad ascoltare il Paese, ad ascoltare i nostri talenti e le nostre eccellenze, ad ascoltare i bisogni. Utilizzeremo questo tempo per organizzare incontri su temi nazionali e territoriali per trarre elementi di condivisione, supporto, stimolo ma anche imparare qualcosa".
Così Matteo Renzi rilancia oggi l'annuncio fatto ieri alla Assemblea Nazionale di Italia Viva.
Un annuncio, però, che ha quasi il sapore grottesco del paradosso, visto che la sua Italia di vivo ha ben poco, rappresentando a malapena il 2% degli elettori e registrando nuovi ulteriori ripensamenti tra le fila degli appartenenti ai suoi gruppi in Parlamento.
Da chi possa prendere suggerimenti il partito di Renzi non è ben chiaro, visto che sono in pochi a volerlo votare. Invece sono molti i suggerimenti che già da tempo arrivano dagli altri elettori, anche se però non sono riferibili per ragioni di ordine... legale.
Nonostante l'impalpabilità del suo partito, Renzi pretende comunque di indicare l'indirizzo politico agli altri partiti, in particolare quello Democratico:
"Se davvero si vuole affermare l'inizio di una nuova stagione riformista, passiamo dalle parole ai fatti. Sul tema della giustizia, del Sud, dei diritti e del lavoro, il PD da che parte sta?"
Il problema di Renzi, preso atto che il suo partito è quello che è e che non ha speranza alcuna di crescere, è quello di sciogliere il nodo delle alleanze per garantirsi uno straccio di poltrona anche per la prossima legislatura.
Con il centrodestra sovranista, dice Renzi, Italia Viva non si alleerà mai, ma neppure con i populisti a 5 Stelle, ed è per questo che "pretende" che il PD di Letta dia il benservito al movimento pentastellato.
Naturalmente, non bisogna dimenticare che Renzi fa sempre l'esatto contrario di ciò che annuncia, pertanto non sarebbe sorprendente vedere Italia Viva all'interno di un'alleanza con i sovranisti o con i pentastellati, perché, come dimostra la vicenda del "rinascimento arabo" il "pecunia non olet" per lui sembra essere una ragione di vita... ed il denaro è difficile farlo se non si ha un minimo di potere da esercitare.
Ma, come detto, Italia Viva non perde pezzi solo nel Paese, ma anche al suo interno con nuove defezioni. L'ultima, in ordine di tempo è quella del senatore Eugenio Comincini che, in un lungo post sulla sua pagina Facebook, dice di aver chiesto di essere riammesso nel Partito Democratico:
"Ritorno nel PD senza etichette, con le mie idee e le mie convinzioni, ritorno nel partito che mi ha eletto e con il quale non ho mai smesso di collaborare, in modo rispettoso, in Parlamento come sui territori. Quella che qualche giornalista chiama “transumanza” per me è libertà di assumere scelte difficili in un quadro politico che definire mutevole sarebbe riduttivo. Il tema dei cambi di casacca giustamente posto da Enrico Letta (sul quale pure io mi sono a lungo interrogato) va affrontato alla radice: riconnettendo realmente gli eletti con la scelta degli elettori. Torno in pace, senza essere “cavallo di Troia” di nessuno, disponibile al confronto sulle idee, volendo davvero che si dismetta la pesatura delle genealogie politiche anziché dar peso alle strategie. Nella mia esperienza politica, di Sindaco prima e di Senatore ora, ho avuto spesso la fortuna di confrontarmi con giovani, appassionati di politica: non ti fanno mai “l’esame del sangue” per sapere da quale corrente o tradizione provieni, ma essendo nativi democratici ti chiedono come la pensi sul lavoro, sull’ambiente, sulla cultura, sulla scuola, sulle tasse, sugli investimenti, sulle istituzioni. Ti chiedono come vedi il futuro dell’Italia e del mondo. Così dovrebbe essere per tutti. E su questo costruire una nuova speranza. ...Ci sarà certo modo (e tempi e luoghi diversi) per approfondire e rispondere a domande e a critiche su questa mia scelta. Ora però, dopo un lungo travaglio, sento forte il desiderio di mettere tutte le mie energie sulla difficile situazione che viviamo, occupandomi di quanti – troppi – rischiano di perdere il proprio lavoro, della necessità di sostenere i nostri ceti produttivi, di ragionare di sviluppo ed economia sostenibile, della scuola e del futuro dei nostri figli, delle conseguenze derivanti dai profondi cambiamenti che vivranno le nostre città e la nostra società. E lo farò con il Partito Democratico".
La morale? Evidentemente, l'esser stato promotore del governo Draghi e del "rinascimento" di bin Salman, finora non ha giovato al senatore Matteo Renzi.