Rc Record Classic ha appena pubblicato la nuova release discografica de «Il barbiere di Siviglia» di Giovanni Paisiello. Impressioni dopo un primo ascolto.

Raffinata, divertente e puntualissima nell'esecuzione. Con questa breve frase si potrebbe riassumere il nostro giudizio dopo l'ascolto dell'ultra-integrale esecuzione de «Il barbiere di Siviglia» di Paisiello nella nuova edizione discografica prodotta da Rc Record Classic Label e disponibile nel mercato da pochi giorni.

Brillante, carezzevole e spigliata la Rosina di Laurie Lambert Lane, impegnata in una parte vocale che Paisiello, forse più della successiva versione rossinana, congegnò e scrisse facendo alternare al personaggio momenti vivaci a momenti maggiormente patetici e sentimentali (ragguardevole, ad esempio, l'idea di integrare, in questa esecuzione, la cabaletta, sempre tagliata, nella grande aria del secondo atto). Forse spinto un po' troppo sul registro malinconico il Conte d'Almaviva di Richard Donnely che, comunque, specie nei recitativi, dimostra un'abilità e una voce ricca di colori e di capacità espressive. Meravigliosamente divertenti e impegnati spesso in parti di brillante virtuosismo, abilmente superate, il fiorentino Riccardo Luzzi e l'inglese Jeffrey Nelson (rispettivvamente Don Bartolo e Figaro). Allo stesso altissimo livello tutti gli altri interpreti vocali (Roberto Vicarelli, George Wilkinson – che ci offre un'aria della Calunnia davvero pregevole -Thomas Lansbury, Thomas Allen Smith e Bill Brownless).
Harmoniae Templum Chamber Orchestra, orchestra londinese esperta nella prassi del repertorio barocco, suona su strumenti d'epoca, riuscendo ad esaltare colori, dinamiche e fraseggi della partitura, dilettandosi ad accompagnare i cantanti senza mai diventare ansiosa e ingombrante protagonista.
Simone Perugini dirige il poderoso ensemble con energia, enorme talento teatrale e musicale, profonda conoscenza della prassi esecutiva dell'epoca, esaltando e mettendo sempre in evidenza, con somma eleganza, tutti i segreti della scrittura di Paisiello, senza mai rinunciare alla brillantezza, al divertimento e all'effetto di sorpresa.
A nostro avviso, forse, la presenza del basso continuo (qui realizzato da fortepiano, violoncello e contrabbasso) nel recitativi in alcuni momenti può risultare eccessivamente invadente e tende a coprire la perfetta esecuzione e dizione dei cantanti: ma, insomma, è peccato veniale.
Per il resto è forse una delle migliori incisioni discografiche dell'opera più celebre di Paisiello (composta per la corte di Caterina II di Russia nel 1782) che riesce a restituire all'ascoltatore non solo la perfezione della partitura di Paisiello, ma il colore e l'ambiente dei teatri e delle serate dell'epoca, facendoci dimenticare per un paio d'ore la rutilante e spesso volgare società contemporanea.