Si può rimpiangere un governo che ha messo in atto politiche xenofobe creando un clima di odio razziale che mai si era visto nel nostro Paese? Si può rimpiangere un governo in cui una parte della maggioranza voleva realizzare una riforma delle autonomie favorendo le regioni del nord a dispetto di quelle del sud? Si può rimpiangere un governo che voleva instaurare un salario minimo legale a cifra fissa invece di contrastare il dumping contrattuale, causa principale dei bassi stipendi di centinaia di migliaia di lavoratori. Si può rimpiangere un governo che di tutela e manutenzione del territorio si è solo riempito la bocca senza però produrre nulla? Si può rimpiangere un governo che ha cercato di demolire il Codice degli appalti a favore di furbetti e mafiosi? E via dicendo...

Evidentemente no. Il problema, però, è che nonostante la crisi voluta da Salvini, i problemi di aziende e lavoratori restano e non possono essere rimandati in attesa di un nuovo esecutivo che sia in grado di prendere decisioni.

Alitalia e ArcelorMittal sono solo le punte dell'iceberg, perché, come ha ricordato il responsabile delle politiche industriali della Cgil, il segretario confederale Emilio Miceli, "ad eccezione di Honeywell e Pernigotti non c'è una crisi chiusa e bisogna considerare non solo i tavoli al Mise, ma anche quelli a livello prefettizio, regionale, comunale. Il governo non ha attivato alcuna risorsa nelle aree di crisi, non ha messo in moto un euro.

Inoltre, e vale solo come esempio, il 6 settembre scade il termine per il cosiddetto scudo della cosiddetta immunità per ArcelorMittal e senza interventi da parte di alcuno, dal 7 settembre navigheremo a vista, in balia delle decisioni dell'impresa, in un momento in cui il mercato dell'acciaio è in forte contrazione.

Il rischio è che Taranto possa precipitare in una situazione di non ritorno, in una fase di decadenza. Da un lato quindi bisogna trovare un'azienda che metta i soldi in Alitalia e dall'altro le parole giuste per evitare che ArcelorMittal si defili".

È evidente, pertanto, che i sindacati premono per una soluzione della crisi a breve, auspicandosi che quanto prima possa entrare in carica un nuovo governo per affrontare le tante emergenze occupazionali e sociali in atto.

Ma sarà possible che un nuovo governo, vista l'attuale situazione, sia in grado di dar vita a politiche economiche che possano segnare una reale discontinuità rispetto a quanto è stato fatto "anche" negli ultimi tempi?