Il 21 dicembre, si sono incontrati a Mosca i ministri degli Esteri di Russia, Turchia e Iran. Un incontro non di routine.

Al termine della riunione, i tre ministri - congiuntamente - hanno presentato un documento denominato Dichiarazione di Mosca con cui le tre nazioni si impegnano per trovare una soluzione politica al conflitto in Siria.

Al momento, la Dichiarazione di Mosca è una pagina bianca su cui però gli esperti sono già al lavoro con l'intento di produrre una bozza di accordo, negoziabile tra le parti, tra governo siriano e opposizioni. Mosca, Ankara e Teheran saranno poi i garanti del processo di pacificazione.

Al momento, l'unico aspetto certo è che Europa, USA e ONU sono fuori da qualsiasi trattiva in Siria, dopo quella senza successo tentata a Ginevra.

L'accordo, che dovrà anche comporre le frizioni esistenti fra Turchia e Iran in relazione al ruolo degli Hezbollah, riguarderà la Siria e i ribelli, esclusi gli appartenti all'Isis e a Jabhat Fatah al-Sham, l’ex al-Nusra. Chi si dovrà occupare di costoro, e soprattutto in che termini, non è ancora chiaro.

Va detto, che fino a qualche tempo fa, la Turchia ha permesso a gruppi di estremisti sunniti di operare indisturbati a sud del proprio confine. Se gli estremisti islamici sunniti trovassero una loro collocazione nell'estremo nord della Siria, alla Turchia non dispiacerebbe, perché potrebbe essere anche un'opportunità per contrastare le spinte indipendentiste all'interno del paese, a partire da quelle dei curdi.

Quello che invece appare certo è che, a differenza di qualche tempo fa, la Turchia adesso parrebbe accettare la permanenza di Assad al potere!

Quanto avvenuto ieri, oltre a spingere la Turchia sempre più fuori dall'influenza di Nato e Unione Europea per finire sotto quella della Russia, sta consolidando un polo di alleanze sul piano geopolitico che non potrà che portare, prima o poi - al di là della presunta attuale amicizia tra Putin e Trump - ad una nuova fase il livello di confronto e scontro nel medio oriente, anche in considerazione solo dell'attraversamento dei territori con conduttore per il gas e il petrolio.