Abu Obeida, portavoce delle Brigate Al-Qassam, ha annunciato lunedì sera che il rilascio del sesto gruppo di prigionieri israeliani è stato rimandato fino a nuovo ordine:

"La leadership della resistenza ha monitorato le violazioni del nemico e il mancato rispetto dei termini dell'accordo nelle ultime tre settimane, tra cui il ritardo del ritorno degli sfollati nella Striscia di Gaza settentrionale, prendendoli di mira con bombardamenti e colpi di arma da fuoco  in varie aree e non consentendo l'ingresso di rifornimenti umanitari in misura sufficiente come concordato, mentre la resistenza ha rispettato tutti i suoi obblighi.Poiché l'occupazione non ha rispettato i termini dell'accordo di cessate il fuoco, la consegna dei prigionieri dell'occupazione che avrebbero dovuto essere rilasciati sabato prossimo sarà posticipata fino a nuovo avviso, finché l'occupazione non si impegnerà e non compenserà retroattivamente le mancanze delle ultime settimane. Confermiamo il nostro impegno nei confronti dei termini dell'accordo finché l'occupazione si impegnerà nel rispettarli".

L'ex ministro della sicurezza nazionale israeliana, Itamar Ben Gvir (leader del partito Otzma Yehudit), uno dei principali sponsor dei terroristi ebrei, dopo l'annuncio di Hamas ha dichiarato che Israele deve riprendere a bombardare Gaza, oltre ad applicare un blocco completo degli aiuti umanitari alla Striscia, tra cui elettricità, carburante e acqua. Inoltre, ha aggiunto che le forze di difesa dello Stato ebraico debbano anche distruggere gli aiuti che sono già stati consegnati e che, a suo dire, sono nelle mani di Hamas.

Il ricercato Benjamin Netanyahu, nel frattempo, ha fatto sapere che sta tenendo delle consultazioni con i vertici dell'apparato di difesa per discutere dei nuovi sviluppi, anticipando ad oggi la riunione del gabinetto di sicurezza prevista per domani pomeriggio.

Nelle stesse ore, l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA) ha reso noto che, a seguito dell'operazione "Muro di ferro" iniziato lo scorso 21 gennaio, i militari dello Stato ebraico hanno  costretto allo sfollamento di circa 40.000 palestinesi dal nord della Cisgiordania. Le evacuazioni forzate hanno interessato i campi profughi di Jenin, Tulkarem, Nur Shams e Al-Far'a, resi inabitabili nel più completo menefreghismo dell'occidente "democratico", che ormai è riferibile a un sempre più ristretto numero di Paesi.


A ulteriore conferma dello spirito nazifascista che anima lo Stato ebraico, da segnalare anche un nuovo attacco ad una libreria palestinese a Gerusalemme, i cui due giovani proprietari sono stati arrestati con l'accusa di aver messo in vendita "libri provocatori", tra cui un "libro da colorare per bambini" intitolato "Dal fiume al mare".