Tanto per ricordarci quale sia lo spirito del tempo, questo lunedì l'Oxfam - confederazione internazionale di organizzazioni non profit il cui scopo è la riduzione della povertà attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo - ci ha ricordato che le 2.153 persone più ricche del mondo possiedono più denaro dell'insieme dei 4,6 miliardi di quelle più povere.
Il dato risale al 2019 ed è ancor più preoccupante perché accompagnato da quello che indica che il lavoro non retribuito o sottopagato delle donne, anche di giovane età, finisce per essere un volano dell'economia globale con 12,5 miliardi di ore di lavoro giornaliere il cui costo non viene riconosciuto o, ben che veda, solo in maniera parziale.
Costo che nel rapporto "Time to Care", Oxfam ha quantificato in 10,8 trilioni di dollari all'anno e relativo in particolar modo all'assistenza.
Secono quanto dichiarato da Amitabh Behar, Ceo di Oxfam India, una donna nel suo Paese può trascorre dalle 16 alle 17 ore al giorno per andare a prendere l'acqua, cucinare, preparare i figli per andare a scuola e fare un lavoro mal pagato.
A questa situazione si contrappone quella dei miliardari che si riuniscono a Davos [soggiornando in alberghi il cui costo giornaliero è più alto di uno stipendio medio mensile in Italia, ndr] con i loro aerei personali.
Per porre rimedio a ciò, ha proseguito Behar, i governi dovrebbero assicurarsi soprattutto che i ricchi paghino le tasse, che dovrebbero quindi essere utilizzate per pagare servizi come acqua pulita, assistenza sanitaria e scuole di qualità migliore.
"Nel mondo, in oltre 30 paesi sono in atto delle proteste. Le persone che scendono in strada che cosa dicono? Che non sono più disposti ad accettare questa condizione di disuguaglianza".
Alcuni giorni fa, Jeff Bezos, in India per una conferenza, è stato contestato con l'accusa di essere un "terrorista economico". Amazon sta ormai falcidiano in tutto il mondo le piccole attività commerciali, minacciando sempre di più quelle che operano su superfici maggiori, fino ai grandi centri commerciali. Oltre a togliere posti di lavoro, la sua espansione non consente neppure un ritorno economico per il Paese in cui Amazon opera, perché la tassazione dei suoi proventi, come fanno anche altre società tecnologiche, viene effettuata per la maggior parte nei Paesi dove le è più conveniente pagare.